Dopo le tragedie di questi giorni: un bambino, un anziano, due giovani uccisi nella battaglia quotidiana di percorrere le nostre strade, non ci si può non chiedersi se tutto questo poteva essere evitato.
Che valore diamo tutti noi alla vita umana e quale coscienza può essere tacitata nell’illusione di aver fatto abbastanza perché queste cose non accadano?
Andare per le strade del nostro Paese è ormai quasi altrettanto pericoloso che andare nelle zone di guerra del nostro pianeta. E’ accettabile tutto ciò, o forse il cinismo di questa guerriglia quotidiana ci ha reso troppo insensibili per gridare con forza che occorre fare qualcosa subito?
Per i nostri amministratori, di tutti i partiti, quelli di Fano, quelli di Pesaro, quelli di Mondolfo e di tutti gli altri paesi, questa dovrebbe essere una questione su cui impegnarsi concretamente a trovare una soluzione efficace.
Sicuramente il problema è strutturale e non si può risolvere con qualche palliativo (un semaforo in più, un dosso in più, o qualcos’altro di simile), ma occorre pensare a grandi interventi di medio e lungo periodo in cui concentrare molte risorse pubbliche per tanti anni. Il guaio della politica di questi ultimi decenni, invece, è quello che gli Amministratori Pubblici vedono ogni intervento da effettuare come una cosa eclatante, circoscritta e ben visibile, per il quale tagliare il nastro entro la fine del proprio mandato.
Si tratta di ripensare al concetto di sicurezza delle nostre strade. Si tratta di pensare ad una nuova educazione stradale fatta di regole molto più chiare e difficili da trasgredire, pena gravi conseguenze.
Molte delle nostre strade sono prive di marciapiedi. Molte fermate di autobus sono sprovviste delle apposite aree di rientro che garantiscono i passeggeri in salita e discesa. Moltissime strade sono inadeguate a garantire il transito di pedoni e biciclette, senza che questi invadano, con grave rischio, le corsie destinate alle auto.
Nel tratto della statale adriatica Marotta /Ponte-Sasso / Torrette / Metaurilia, tanto per citarne uno a titolo esemplificativo, le biciclette, volendo stare all’esterno della linea bianca laterale, dovrebbero letteralmente transitare nel fosso o percorrere parti di carreggiata sconnesse con scalini di asfalto e parti bianche o erbose. In questo tratto, come in tante altre parti del nostro territorio prive di vere e proprie piste ciclabili il transito in bicicletta è senz’altro molto rischioso, e sono sufficienti una sbandata, un tir veloce che sposta l’aria, un automobilista distratto, per far succedere una tragedia e mettere in pericolo una vita umana.
Alle auto invece è concesso tutto. Auto sempre più veloci (colpa dei costruttori, ovviamente), con corsie e strade sempre più larghe. Con la tendenza ad avere sempre più strade, le auto aumenteranno, ed i pericoli, per i nostri figli e per tutti noi, aumenteranno con loro.
Ci saranno Amministratori lungimiranti che avranno il coraggio di dire basta a nuove strade, che faranno il possibile per evitare il traffico di attraversamento delle nostre città, che punteranno sulle isole pedonali e sui mezzi pubblici, che investiranno gran parte delle risorse su marciapiedi e piste ciclabili, e su una maggiore educazione di tutti noi.?
Ci saranno Amministratori Pubblici che metteranno veramente il valore della vita umana al primo posto, ancor prima degli interessi politici di parte, o della loro vanagloria? Ai cittadini la sentenza alle prossime elezioni.
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