In questi giorni si sta sviluppando un dibattito, per la verità quasi a senso unico, sull’unione della città di Fano con la città di Pesaro. Noi della lista Bene Comune non la riteniamo a scelta più appropriata, anzi riteniamo che Fano debba guardare di più verso la Valle del Metauro, dove alcune sinergie e collaborazioni avrebbero più senso. Cercherò di spiegare meglio il perché di questa posizione.
LA MORFOLOGIA DELLE MARCHE
Le Marche hanno una struttura morfologica a pettine, ossia con diversi fiumi che dagli Appennini scendono al mare, e che nel tempo hanno creato delle valli con una loro identità e con scambi sociali ed economici omogenei. Al termine di parecchi di questi fiumi sono nate importanti città che sono diventate il naturale punto di riferimento per l’intera vallata. Come lo sono Pesaro per la valle del fiume Foglia, Senigallia per la valle del fiume Misa ed anche per la valle del fiume Cesano, e diverse altre cittadine situate alla foce dei nostri fiumi, lo è anche Fano per la valle del fiume Metauro.
Fano ha una responsabilità da cui non si può esimere: essere il “terminale” di un progetto di valorizzazione delle risorse sociali e produttive che oggi operano nella vallata per creare servizi efficaci e distribuiti in tutta la Val Metauro, affinché ogni paese e città in essa ubicata abbia la stessa dignità e vivibilità e nessuno debba trasferirsi a Fano, o altrove sulla costa, con danno per l’intero sistema socio-economico di questo territorio. Una battaglia da fare quanto prima ad esempio, sarebbe di modificare i confini dell’ambito sociale per includervi il territorio fino a Fossombrone.
UN’UNICA AREA METROPOLITANA CHE CORRE PER CIRCA 15 Km SULLA COSTA (come succederebbe dall’unione tra Fano e Pesaro) creerebbe più problemi di quelli che risolverebbe. Infatti non ci sono tutte quelle omogeneità che alcune posizioni vorrebbero faci credere.
Ci sono nei fatti economie diverse, Fano e Pesaro hanno sviluppato distretti produttivi con specificità riconosciute a livello nazionale (Pesaro il mobile, Fano la cantieristica). Fano ha un mix di attività economiche diverse da Pesaro (con una maggior presenza di aree agricole ed una maggior consistenza della pesca, ad esempio) e le sinergie che si potrebbero attivare varrebbero per qualsiasi altro centro marchigiano.
Le due città hanno identità differenti, derivanti da origini storiche che hanno prodotto negli anni sensibilità e percorsi culturali diversi.
Inoltre questa unione potrebbe avere come effetto negativo quello di aumentare il peso edificatorio ed il traffico sulla costa, poiché, con la scusa di ricongiungere meglio le due estremità, si massacrerebbero ulteriormente le due periferie lungo la statale adriatica verso Fosso Sejore.
Se è vero, come asserito dall’Arpam, che le polveri sottili derivano per oltre il 40% dal traffico dell’autostrada, aggiungendoci un potenziamento della statale o di altre strade (tipo interquartieri) il gioco sarebbe pressoché fatto e queste polveri – dannose per la salute dell’uomo – non riusciremmo più a debellarle.
Per alleggerire il traffico sulla costa si dovrebbero invece creare delle strade intervallive, che a circa 15/20 Km nell’entroterra colleghino le varie valli (Valcesano, Valmetauro, Valle del Foglia) contribuendo alla valorizzazione delle economie delle stesse.
COLLABORAZIONE NON VUOL DIRE UNIONE
Non è pertanto così chiaro il motivo per cui alcune categorie economiche si siano dichiarate a favore dell’unione tra Fano e Pesaro. Presumiamo che dietro questa unione potrebbe celarsi la volontà di costruire di più, o di creare nuovi agglomerati industriali – artigianali di cerniera fra le due città, o di farne il nuovo centro-commerciale delle Marche. Non siamo sicuri che sia questo che serve. Queste categorie (Confindustria, Confcommercio e Confesercenti) non dovrebbero tutelare anche i legittimi interessi dei loro associati che oggi operano nell’entroterra? A quest’ultimi, un eccessivo sviluppo delle attività sulla costa arrecherebbe un danno rilevante, costringendo molti, già penalizzati da cattivi collegamenti, a chiudere e sguarnendo un entroterra magnifico e ricercato anche da moltissimi stranieri, che però vale in quanto vivo, abitato e servito al pari della costa.
Se invece parliamo della necessità di programmare di comune accordo la stagione turistica o i programmi culturali, per evitare sovrapposizioni o doppioni, di stabilire insieme gli orari e le aperture degli esercizi commerciali o di altre attività terziarie per avere omogeneità tra le due città, altre cose simili, allora potrebbe essere sufficiente, anzi auspicabile, un bel protocollo di collaborazione.
Così come sarebbe utile stabilire che a Pesaro sarebbe inutile un nuovo porto turistico (essendo ben organizzato e sufficientemente ampio quello di Fano), mentre a Fano sarebbe inutile ricreare qualcosa di cui Pesaro è già sufficientemente fornita.
Tutto questo possiamo definirlo semplicemente collaborazione, e non è il caso di scomodare cose futuribili ed inutili.
Riguardo alla sanità (argomento molto presente nei dibattiti) è sicuramente necessaria una seria, unica regia (sarebbe sufficiente quella regionale) per evitare doppioni e potenziare le rispettive eccellenze nell’ottica del presidio qualificato e fondamentale di tutte le specialità al servizio dell’inero territorio provinciale.
L’unica cosa che sicuramente non serve, e lo ribadiamo con chiarezza, è un nuovo ospedale unico, nel senso di un nuovo plesso ospedaliero che drenerebbe ingentissime risorse a vantaggio di progettisti e costruttori, a scapito di necessari investimenti su personale medico e paramedico di qualità per i due attuali ospedali .
LE MANIE DI CONTARE DI PIU’ IN REGIONE non si risolvono costruendo una nuova città più grande di Ancona, ma facendo funzionare bene ciò che abbiamo, per diventare modelli da riproporre anche per il resto delle Marche (in passato Fano e Pesaro erano dei modelli eccellenti per il sociale, oggi non è più così e questo, ad esempio, potrebbe rappresentare un problema). Certo non sarebbe un utile modello fare da cavallo di troia per altri soggetti (vedi la presenza di Hera spa in Aspes), ma occorrerebbe aumentare la capacità progettuale delle due città per gareggiare – in senso positivo – sul miglioramento della qualità della vita dei propri cittadini.
Gabriele Darpetti per la lista BENE COMUNE
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