Articolo di CORRADO CARDELLI (tratto da Il Pungiglione di dicembre 2006)
Molto clamore ha suscitato nella nostra Città l’episodio del bimbo Rom sottratto alla madre, con un blitz realizzato durante l’orario scolastico. Bene Comune (che allora non prese posizione data la delicatezza della vicenda, coperta dal segreto professionale) oggi auspica con forza che tutte le Istituzioni interessate – in primis la Magistratura minorile – si adoperino per l’unico, esclusivo obiettivo che è il benessere psicologico e fisico del bambino.
Se un singolo episodio (soprattutto quando riguarda un piccolo cittadino) deve essere giustamente al centro dell’attenzione generale, quanto più però una politica sociale complessiva. Nello specifico circa un anno fa inoltrammo tramite il consigliere De Marchi un ordine del giorno al Consiglio Comunale contenente una proposta organica per tentare di affrontare positivamente la questione sociale della popolazione dei Rom, che debbono essere trattati come gli altri cittadini, cioè con diritti da riconoscere loro e doveri viceversa da pretendere. Si è preferito invece una politica sociale di piccolo cabotaggio, senza respiro, che non costruisce nel tempo: è demagogico dire che i risultati sono sotto gli occhi d tutti?
Il salto di qualità richiesto nel 2007 dall’Amministrazione Municipale fanese è proprio quello di una programmazione strategica delle politiche sociali, specie ora che il nostro Comune -indiscutibilmente città-guida del comprensorio – è tornato giustamente a presiedere l’Ambito Territoriale, per di più proprio nella persona del sindaco Aguzzi. E’ noto come Bene Comune abbia lottato sul piano politico perché ciò avvenisse, ma non ci accontentiamo certo ora del riconoscimento formale: ci aspettiamo piuttosto che Aguzzi (in passato già Assessore ai Servizi sociali) dia corpo e sostanza al ruolo, impostando una forte politica di Ambito
E’ ora infatti che anche dalla nostre parti nasca una significativa politica sociale, come già c’è da tempo in città come Ancona e Pesaro. Fano, terza città delle Marche, a capo oltretutto di un Ambito Territoriale tra i più vasti e popolosi, non può più rimandare una progettazione strategica degli interventi, intesi sia come ricerca del benessere collettivo sia come risposta alle tante fragilità esistenti.
Quattro a nostro avviso i punti cardinali su cui impostare una nuova, significativa politica sociale :
- la centralità delle politiche di welfare rispetto alle altre scelte amministrative (fino ad arrivare ad un vero e proprio Piano Regolatore Sociale);
- il coinvolgimento di tutti gli attori sociali possibili;
- il potenziamento operativo ed istituzionale dell’Ambito Territoriale;
- soprattutto l’apertura di un confronto serrato con la Zona Sanitaria per un rafforzamento dei servizi territoriali in una logica di reale integrazione socio-sanitaria (possibile solo se i Servizi sociali sono tecnicamente preparati e compatti nella tutela dei diritti dei cittadini più fragili, di cui i Comuni – in quanto Enti elettivi – debbono essere i “tutori”).
Il recente rapporto redatto dalla Caritas Diocesana “Il disagio della città che cambia” non consente più a nessuno di non vedere…
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