CHI DEVE TUTELARE L’INTERESSE PUBBLICO

La vicenda dei rifiuti illecitamente smaltiti nella Cava Solazzi di Carrara, ed in parte anche nelle discariche di Barchi e di Monteschiantello di Fano deve farci riflettere su che tipo di economia stiamo inconsapevolmente realizzando.
L’economia è oggi per molte persone la vera religione. Essa stabilisce chi si salva e chi non si salva. Essa misura la nostra vita. Allora occorre un ragionamento profondo sul valore che diamo alla nostra vita. Se i veri valori sono le persone, le relazioni e l’ambiente che ci è stato donato, occorre rovesciare la logica dominante dell’economia che vede questi valori strumentali al suo sviluppo.
Allora il profitto deve diventare dono e relazione di condivisione (con chi ha contribuito a realizzarlo), la proprietà deve diventare affidamento, la flessibilità deve essere misurata dalla dignità delle persone, e così via.
La conseguenza comporta che il mercato deve essere un puro strumento, le Istituzioni devono principalmente tutelare i diritti, e l’economia deve trasformarsi in prassi di condivisione di beni e servizi. E la politica deve agire di conseguenza, ossia mettere l’interesse pubblico sempre e comunque, al di sopra di ogni qualsiasi gioco di potere.
Ha ragione il senatore Tornati, quando afferma nel suo intervento di ieri, che occorre cancellare lo spirito “affaristico” dalla gestione di alcuni servizi, e in quello dello smaltimento dei rifiuti in particolare. Ma non è lui che ha “allevato” i principali dirigenti del PCI che oggi governano molte Istituzioni della nostra Provincia? Questa cultura di rendere i servizi “economici”, con logiche “aziendalistiche” e magari privatizzandoli, non è forse incominciata già da molti anni, contagiando anche il suo ex-partito, che addirittura sembra esserne diventato da tempo il principale paladino?
I rifiuti, anche quando sono “legali” sono già da tempo una occasione di reddito per molti Comuni, o per le società ad essi collegate, e sono diventati un modo per far quadrare il bilancio. Tutto ciò deve riportare l’attenzione sulla estrema delicatezza della gestione di alcuni servizi pubblici che non possono essere basati su criteri economici. Attenzione che noi, che ci battiamo per mantenere sotto il totale controllo pubblico la gestione del servizio di erogazione dell’acqua, già richiamiamo da tempo.
I servizi essenziali, quali il ciclo idrico integrato, lo smaltimento dei rifiuti, l’erogazione della energia (ma potremmo parlare anche di tutela della salute, diritto all’istruzione ecc.) debbono essere sempre gestiti da soggetti pubblici, perché incidono direttamente sulla qualità della vita dei cittadini.
In conseguenza vanno ripensate anche le formule giuridiche delle attuali multiservizi, che costituite sotto forma di S.p.A., spesso usano (anche se totalmente pubbliche) logiche privatistiche di ricerca del profitto, ossia dell’utile di bilancio. Occorre ritornare a formule simili alle vecchie municipalizzate, in cui il controllo e la direzione pubblica sia reale, e in cui sarà necessario aggiungere comitati di controllo composti da utenti e consumatori (cittadini e imprese) .
La politica, oggi più che mai, deve dare risposte chiare ed efficaci. E’ una sua precisa responsabilità. Non è corretto nascondersi dietro a procedimenti amministrativi ed a logiche burocratiche, in servizi essenziali e delicati come questi. Questo è il momento di riaffermare il primato della politica sull’economia, ovviamente della buona politica, ossia quella che persegue veramente il bene comune.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *