Sabato, insieme ad altri amici di Bene Comune (Tamburini, Giombi ed Amaduzzi) e ad altri amici cristiani di Fano, guidati da Don Mauro di San Cristoforo, ho partecipato alla giornata del Family Day a Roma. Posso così testimoniare personalmente la bellezza e l’importanza di quel momento.
C’era una atmosfera serena, una energia pulita, forte e spensierata in quel miscuglio di dialetti, di sensibilità culturali, di motivazioni etiche. Non eravamo lì né pro né contro il Governo. Non eravamo lì per protestare. Eravamo lì per testimoniare un valore: la famiglia, e per chiedere che venga sostenuta, aiutata, valorizzata, riconosciuta per quello che è già oggi e per quello che ancora può essere nella nostra società nel prossimo futuro
C’erano tante donne (il sale della terra), tanti bambini, persone anziane, giovani, uomini e donne di tutte le età. Non erano le solite persone che partecipano alle manifestazioni politiche.
Erano la classica rappresentazione di un “popolo”. Un popolo in cammino, che chiede strada, che chiede ciò che gli spetta. Chiede i suoi diritti, ma è pronto anche a fare i suoi doveri (quante testimonianze di famiglie che si sono aperte all’accoglienza, alla carità più vera, ai sacrifici del lavoro educativo!). C’era gente semplice che, sentivo dai discorsi, di politica non ci capiva molto, ma finora aveva fatto la migliore politica possibile.
Tornando a casa, sono un po’ dispiaciuto dei commenti letti nei giornali, o sentiti in Tv, di domenica e lunedì. Non mi scandalizza il fatto che in ogni avvenimento ci sia qualcuno che tenta di strumentalizzarlo, mi da fastidio che i mass-media abbiano in parte distorto il significato dell’iniziativa e che siano state dette tante, troppe, parole fuori luogo.
Sembra che nessuno sappia più riconoscere le cose per quelle che sono, ma che si tenti sempre di trasformarle (ognuno per la sua parte) per quello che avrebbero voluto che fossero.
Noi durante la manifestazione i politici non i abbiamo visti, e anche quei pochi che abbiamo visto, li abbiamo considerati per quello che dovevano essere considerati: degli osservatori. Persone venute per imparare, per ascoltare. Per questo dò ragione a Pezzotta (in un intervista al Messaggero di oggi): “non mi ha dato fastidio chi c’era, ma chi non c’era”.
I cristiani che erano lì, lo testimoniano le sigle di tutti i movimenti ed associazioni presenti e che hanno patrocinato l’iniziativa, non erano solo di destra o solo di sinistra. Perché allora (dice sempre Pezzotta) “la sinistra ha il paraocchi e non sa più riconoscere un popolo, che quello era anche il suo popolo?”
In ogni caso ora i partiti di entrambi i poli debbono riflettere, debbono capire come coniugare la politica con quel popolo, che non farà più sconti a nessuno.
Ma veniamo a noi. Bene Comune – in periodo non sospetto – nel maggio 2004, aveva già scritto nella sua carta dei valori: “Famiglia. Momento fondamentale dell’organizzazione e della articolazione della società civile, intesa come nucleo fondato sul matrimonio e non sull’individuo o su semplici aggregazioni di fatto di individui. Cellula da valorizzare, da promuovere e da sostenere, anche dal punto di vista fiscale e tariffario, in proporzione e ragione della quantità e qualità dei suoi membri, soprattutto in presenza di situazioni con soggetti portatori di particolare disagio e sofferenza.”
Quel popolo quindi era anche il nostro, abbiamo l’onere e l’onore di rappresentarlo nel nostro contesto locale. Dobbiamo quindi impegnarci perché quello che può essere fatto per la famiglia a livello comunale vada fatto, e dobbiamo denunciare pubblicamente chi, su questo tema, fa solo grandi discorsi ma poi non realizza quanto potrebbe.
La famiglia è uno dei 10 valori del nostro “manifesto” per cui abbiamo scelto l’impegno diretto in politica, e quindi – come per tutti gli altri – non dobbiamo mai lasciare nulla di intentato. C’è un popolo che chiede uomini e donne seri e coraggiosi, coerenti e disposti al sacrificio, che non accettano compromessi sui beni comuni, come può essere considerata anche la famiglia.
E’ un impegno arduo, ma se fosse semplice, non ci sarebbe bisogno di noi, del nostro servizio.
Al Family Day noi c’eravamo
Commenti
2 risposte a “Al Family Day noi c’eravamo”
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x Don Piergiorgio.
Questa era la manifestazione a favore della famiglia.
Ben vengano le manifestazioni contro la guerra (che si fanno più che a favore della famiglia), contro la corruzione di tutti i politici (è vero, purtroppo ne ho viste poche… ma bisognerebbe stare in piazza tutti i giorni), contro le ingiusizie…
Ma un grave peccato sarebbe non agire per paura delle strumentalizzazioni, di qualsiasi colore esse siano!Massimo
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Tutto vero e bello quello che scrivi,Gabriele!
Peccato che queste manifestazioni non si fanno contro la guerra,contro la corruzione anche dei politici cattolici,contro le ingiustizie che ancora ci sono in questo mondo. E peccato infine che non si ha paura della strumentalizzazione solo di destra,,,
Don Piergiorgio
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