A proposito de “La Casta” (Rizzoli 2007) Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera, scrive che non sarebbe affatto sorpreso se il libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella avesse, sulle attuali vicende italiane, lo stesso dirompente effetto che ebbe tra il 1992 e 1993 l’arresto di Mario Chiesa, il “mariuolo” di craxiana memoria, abbrivio della prima, e per ora unica, tangentopoli. Il successo del libro, giunto alla quarta edizione nel solo mese di uscita, ha dato voce alla crescente indignazione di questo nostro povero paese, su cui, come scrivono gli autori nella quarta di copertina, ci si interroga su quale futuro possa avere, dato che ha inventato le comunità montane al livello del mare. Il Quirinale costa quattro volte Buckingham Palace ed è fiscalmente più conveniente devolvere i soldi ai partiti che ai bambini lebbrosi.
Rizzo e Stella hanno altresì avuto il merito di uscire, anche se in modo non del tutto inopinato – già da tempo andavano tratteggiando sul Corriere un impietoso ritratto del quadro politico nazionale 15 anni dopo tangentopoli – con tempestiva scelta di tempo, dato che l’originale auto referenzialità della nostra benemerita classe politica, aveva già iniziato a cavalcare la strada della auto denuncia, provando a bruciare tutti sul tempo con la favola auto assolutoria dei costi della politica.
Diventa veramente molto difficile distillare qualche perla dal libro, tanto è un effluvio debordante, maleodorante ed incontenibile degli interessi della casta. Rizzo e Stella hanno calcolato che i finanziamenti pubblici sono quadruplicati da quando il referendum li abolì (con buona pace della sovranità popolare); hanno scovato casi di rimborsi elettorali 180 volte più elevati delle spese elettorali, spese di rappresentanza di presidenti di regione dodici volte più alte di quelle della Presidenza della Repubblica tedesca, organici di presidenza di regione moltiplicati per tredici nel corso di qualche legislatura; le province poi, anziché essere abolite, continuano a crescere. Ma la cosa che, in assoluto, ho trovato più odiosa è il sistema pensionistico… pardon vitalizio (ci tengono molto – chissà perché? – a che non siano chiamate pensioni) con cui si sono gratificati. Se il paese reale è costretto a fare i conti con gli “scaloni” e le pensioni minime a 500 euro al mese, sbattendosi tra il sistema retributivo e quello contributivo o tra i 40 anni di contributi e i 65 anni di età, i nostri rappresentanti non hanno esitato neanche un istante a ritagliarsi il migliore dei sistemi previdenziali possibile, con casi di baby pensionati di 42 anni, e 8.455 euro mensili dopo appena 16 anni di attività parlamentare, grazie ad un diabolico intreccio di legislature. Che dire poi dei rimborsi spese… e, tanto per fare un esempio, dei 13 aerei blu che nell’ultimo anno del governo Berlusconi sono costati 180.000 euro al giorno in voli di stato, per una media di… 37 ore di volo al giorno. Aerei di cui ha fatto e continua a fare abbondante uso anche il Presidente Bertinotti per frequentare salottiere e nobiliari feste private parigine, “pigiama party” compresi. Non ci credete? Andate a pagina 61! Non ho notizia né di smentite né di querele in proposito.
So bene che c’è anche qualche politico onesto e capace, ma oggi non mi interessa! Ne parliamo domani. Oggi è così! Per favore, oggi chiamatemi qualunquista, ditemi che faccio di ogni erba un fascio e che sono capace solo di chiacchiere da bar. Ne andrei grandemente orgoglioso, perché non se ne può veramente più di questa arrogante classe padrona, parimenti obesa ed ingorda tanto al centro quanto in periferia, che si distingue tra destra e sinistra su tante cose ma che si ritrova irrimediabilmente unita e con uno spirito consociativo degno di miglior causa quando si tratta di ritagliarsi vantaggi e privilegi.
Questo male oscuro e profondo, noi di Bene Comune, lo avevamo individuato da subito nel professionismo della politica che ne costituisce elemento di grave limite e depravazione. Al contrario la politica fatta da chi proviene dalla società civile, il più possibile fuori dall’orbita dei partiti, rappresenta l’antidoto più efficace alla ricerca del privilegio e del tornaconto personali nel maneggiare la cosa pubblica. Scusate ma la penso così.
Articolo tratto dall’ultimo numero del bimestrale IL PUNGIGLIONE dell’associazione Bene Comune
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