Le voci sul potenziamento dell’aeroporto, e sulla necessità della pista in cemento si moltiplicano. Si legge di comitati di imprenditori nati per promuovere la nuova pista, ma non si legge di quanti soldi ci mettono. Costoro hanno fatto un piano di fattibilità per valutarne la sostenibilità economica? Finora non se ne parla. Anzi l’unico studio finora conosciuto, quello della Svim di alcuni anni fa, diceva appunto che non sarebbe stato economicamente vantaggioso. Visto che gli appelli contro i rischi di inquinamento acustico ed ambientale sembrano interessare poco gli imprenditori, almeno un serio studio economico dovrebbe essere per loro importante. E’ stato ampiamente scritto che l’ampliamento dell’aeroporto e la costruzione della pista in cemento, oltre agli alti costi di investimento (riguardo i quali nessuno ha ancora indicato chi se ne farà carico), comporteranno un aumento considerevole dei costi di gestione. E’ accertato che vi saranno sufficienti ricavi per coprirli? O i buchi di bilancio dovranno essere ripianati dai soci della Società Fanum Fortunae, e conseguentemente anche dal Comune di Fano?
Il presidente della Camera di Commercio, Alberto Drudi, non è preoccupato: lui ai buchi di bilancio ci è abituato, da quando gestiva l’Ente Fiere di Pesaro, dove ne aveva accumulati diversi (e per premio ha ricevuto il terzo mandato a presidente della Cciaa!). Lui, come tutti gli altri, continua a parlare del potenziamento dell’aeroporto come occasione di sviluppo per la nostra economia. Ma si tratta delle solite frasi fatte, di aria fritta, o è in grado di mostrarci un piano di sviluppo serio fatto di cifre e di progetti concreti?. Inoltre sa di quale economia sta parlando?
Io vedo solo interessi trasversali poco chiari, in cui componenti di spicco della sinistra (Drudi è il protetto di Ucchielli) si alleano con la giunta fanese di destra e con gli imprenditori per costruire qualcosa la cui reale utilità è assai dubbia.
Il caso dell’aeroporto di Falconara, fatte le dovute proporzioni, non insegna forse niente? Non è nato per volere e con la partecipazione degli imprenditori che, dopo le prime ingenti perdite, si sono defilati lasciando da soli Regione, Comune di Ancona e Provincia a tirare fuori i diversi milioni di euro per ripianare ogni anno i buchi prodotti?
Noi riteniamo che questo potenziamento non appartenga all’interesse collettivo della nostra città, non rappresenti un modo di far politica per il bene comune, ma sia solo a vantaggio di pochi soggetti con enorme spreco di risorse pubbliche, che sono invece di tutti (e che andrebbero destinate a ben altre priorità).
I costi economici di una pista in cemento all’aeroporto di Fano: no ai soldi della collettività per il vantaggio di pochi
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2 risposte a “I costi economici di una pista in cemento all’aeroporto di Fano: no ai soldi della collettività per il vantaggio di pochi”
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Sono Donato Fabriani, segretario del Comitato Bartolagi e ringrazio gli amici di Bene Comune che da sempre ci aiuta nella campagna contro la pista in cemento con idee spesso vincenti, quali la storia dell’aeroporto di Falconara, dove gli industriali hanno lanciato il sasso e poi hanno ritirato la mano. Oggi si fanno indagini da soggetti interessati e poi si pubblicano solo quelle che portano l’acqua al proprio mulino. Noi oltre alla raccolta di firme abbiamo fatto diverse assemblee pubbliche con presenza di politici, che oggi vogliono la pista, che hanno accettato le nostre tesi in pubblico e poi hanno ritirato la mano, due circoscrizioni, la 1ma e la 3za dove sono rappresentate tutte le forze politiche, che hanno votato contro la pista in cemento e non ultimo l’indagine SVIM, che solo da noi è stata pubblicizzata e che è costata al contribuente più di 80 milioni di vecchie lire. Abbiamo cercato contatto in assemblee pubbliche con tutti quelli che vogliono discutere seriamente del problema ma abbiamo avuto solo risposte demagogiche. Speriamo che questa battaglia insieme si possa vincere Saluto Donato
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