Domenica sera ho seguito su Rai Tre la trasmissione Report che ha parlato dei c.d. “derivati di credito strutturati”. Per chi non l’avesse vista e come me fosse a digiuno di finanza, allego un estratto dal sito www.report.rai.it dove è possibile anche rivedere la trasmissione.
IL BANCO VINCE SEMPRE
di Stefania Rimini
Gli Enti pubblici hanno sempre bisogno di soldi e li trovano facendo mutui e obbligazioni. Poi si fanno sistemare i debiti dalle banche che si inventano operazioni di finanza strutturata. E così si spostano i debiti in là nel tempo e il pacco se lo ritroveranno le giunte future. Questi scherzetti poi costano cari: le banche hanno un debole per le Regioni, le Province e i Comuni, perché di solito non capiscono i rischi che corrono e non si accorgono dei costi impliciti nelle operazioni “swap”. Gli “swap” fanno parte della famiglia dei derivati (la stessa dei derivati emessi sui mutui subprime che hanno messo in crisi le borse di mezzo mondo) e si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne.
Sono strumenti complessi e rischiosi, dove chi ne sa di più lucra profitti abnormi, e chi ne sa di meno perde tutto. Pare che in Italia non si possa vivere senza i derivati perché non hanno lasciato fuori nessuno, dalla grande Regione al piccolo Comune di montagna, dalla lavanderia, al policlinico, all’istituto delle suore. Sono almeno 30 mila le imprese private coinvolte, e 900 gli enti pubblici che ci stanno rimettendo centinaia di milioni. Siccome però nel caso degli enti pubblici passano per perdite potenziali, non vengono scritte da nessuna parte, e rimangono debiti fantasma. Per esempio all’azienda dell’Acquedotto Pugliese, di proprietà della Regione, le banche hanno fatto assumere un rischio così elevato che i cittadini pugliesi rischiano un domani di restare senza i soldi per riparare le tubature.”
In sostanza molte amministrazioni pubbliche fra cui certamente la Regione Marche, di cui è parlato in trasmissione, hanno sottoscritto derivati godendo di effimeri vantaggi per i primi anni ma esponendo le future amministrazioni a costi per interessi passivi enormi. Si può perdere sino a cento volte quello che si è investito.
Per dirla in modo grossolano è il sistema della cicala: si canta nei primi anni, quando invece di restituire si incassa, per poi piangere amaramente nel lungo termine. Visto che i debiti futuri non vengono neppure iscritti a bilancio, i derivati consentono alle amministratori che li sottoscrivono politiche di spesa non sufficientemente rigorose, tanto a saldare il conto salatissimo saranno le amministrazioni future.
Vi invito a guardare la trasmissione. In ogni caso i nostri esperti bancari potranno darci ulteriori delucidazioni. Mi sembrerebbe opportuno verificare se anche il Comune di Fano abbia sottoscritto “derivati”.
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