Considero molto positivo il coraggio dei giovani che hanno costituito Sinistra Democratica a Fano, perché hanno deciso di non rinunciare alla loro cultura politica. Una cultura di cui essi sono orgogliosi, e questo è un segnale bello ed importante, che dovrebbe far riflettere un po’ di più, soprattutto noi adulti.
Mi piace il loro coraggio, perché oggi non è così scontato rinunciare ad un sicuro e comodo “percorso di carriera” dentro il PD (Partito Democratico) per rimanere coerenti ad una idea, per andare verso una avventura di cui ancora non si conoscono i confini.
Questo loro atteggiamento mi riconduce ad un ragionamento sul PD, di cui sono personalmente sempre meno convinto.
E’ certamente molto prematuro fare un bilancio di questi primi mesi del PD, ma una cosa che sicuramente posso affermare, è che non ho visto nessun segnale che potesse mettere in dubbio la poca fiducia che provavo per questo nuovo partito, anzi i suoi primi passi l’hanno ulteriormente rafforzata.
La mia scarsa fiducia deriva dal fatto che non ho ancora capito perché le due più grandi culture politiche del secolo precedente (quella cattolica e quella comunista) debbano confluire in un soggetto unico, che dovrebbe tentare di omogeneizzare qualcosa di non omogeneizzabile. Io sono infatti convinto che non sia possibile, né giusto, rinunciare alla propria identità.
La riaffermazione di una identità culturale, sociale, di elaborazione di un proprio pensiero progettuale, è una esigenza irrinunciabile. Oggi purtroppo la parola identità è spesso legata alla parola separazione, divisione, o peggio ancora esclusione. Niente di più sbagliato. L’identità è ciò che è proprio di ogni cultura.
Se l’emergenza di oggi è la mancanza di valori condivisi, ciò è dovuto al fatto che non ci si confronta più tra diverse identità, alla ricerca di una alleanza, ma si passa alla fusione, all’omologazione, alla ricerca della mediazione tout court, anche quando non è necessario. Una alleanza presuppone il recupero di un dialogo tra identità, tra soggetti diversi e distinti. Le identità non sono negoziabili come tali, come modo di essere, ma si devono discutere le idee, le proposte che ne scaturiscono.
Ovviamente le identità sono tanto più minacciate quanto più le persone sono incapaci di viverle, di assumerle con coraggio.
Per questo do un gran valore alla scelta di Luca Serafini, Samuele Mascarin, Laura Ricciatti e gli altri di non aderire al PD e di dar vita a Sinistra Democratica, e mi auguro, in nome di quel confronto sopra auspicato, che si possa quanto prima aprire un dialogo utile a far fare un passo in avanti alla cultura politica della nostra città.
Un plauso ai giovani di Sinistra Democratica
Commenti
3 risposte a “Un plauso ai giovani di Sinistra Democratica”
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Possiamo sottolineare a Franco Lattanzi che avrà la possibilità di ampliare ulteriormente la conoscenza di Don Milani grazie ad un allievo della scuola di Barbiana: Francuccio Gesualdi.
Gesualdi sarà il primo incontro della scuola di Pace: ore 16,30 all’ex Seminario Regionale (cvia Roma 118).
E’ l’opportunità per pubblicizzare tale incontro ed i successivi (stesso luogo, stesso orario):
16 febbraio Massimo Valpiana su ALEX LANGER
23 febbraio Giannozzo Pucci e Gino Girolomoni su IVAN ILLICH
8 marzo Renzo Fior su ABBHE’ PIERRE -
Credo che hai ragione, e che se anche il problema della capacità di parola dei poveri oggi è sicuramente meno acuto di 50 anni fa, oggi c’è un problema analogo in più: il rincretinimento dei poveri operato scientificamente dalle televisioni di Berlusconi sin dagli anni ‘80, seguito a ruota dalla TV pubblica. Oggi i poveri non hanno forse più il problema della parola, ma hanno perso qualunque senso critico per cui accettano i falsi miti e valori negativi dei ricchi senza batter ciglio. Per questo credo che gli insegnamenti di don Milani siano quantomai attuali, e ti invito a venire ad ascoltare Francuccio Gesualdi, allievo di don Milani, sabato 19 gennaio 2008 a Fano alle ore 10:30 alle commerciali e alle ore 16:30 all’ex seminario regionale nell’ambito della scuola di pace.
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Ho conosciuto la figura di Don Milani compiuti gli studi universitari, molto tardi, oggi sono da anni appassionato lettore e ricercatore di tutti i documenti e libri riguardanti Don Milani. Penso che lo stesso abbia lasciato un forte messaggio l’onestà umana vista come la necessità del rispetto verso gli ultimi. Il suo dito è puntato verso le classi dirigenti dei partiti, verso la gerarchia ecclesiastica, verso il potere come tale. Ha impresso in me un indicazione e un messaggio forte “rispetta il prossimo come te stesso” e allora non ci saranno più guerre, non ci saranno oppressori e oppressi, non ci saranno furbi e discriminati ecc. La sua accusa forte verso un sistema sociale sia politico che clericale che guardava senza vedere gli avvenimeti, emarginando parte della società: i poveri. E allora Don Lorenzo ha pensato che solamente l’uso della parola potesse favorire l’elevazione degli ultimi e questo ha fatto. Oggi quali sono gli ultimi: molti in tutto il mondo ancora noi guardiamo e non vediamo mentre le clasi dirigenti sono oramai cieche. Che ne pensate?
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