Piano contro il caro mutui

Poca concorrenza nel settore bancario
Anche Draghi ha criticato le banche per la non applicazione della Legge Bersani

Oggi spesso le famiglie vivono il dramma del caro mutui contratti per acquistare o ristrutturare la casa di abitazione. Con redditi familiari bloccati si sono trovate in difficoltà ad onorare i mutui tasso variabile.
L’aumento del costo del denaro deciso dalla BCE negli ultimi 2 anni e mezzo e poi, la crisi finanziaria legata ai mutui subprime, hanno spinto in alto i tassi Euribor ai quali sono indicizzate le rate.
Una buona opportunità per le famiglie è quindi il decreto legge del 21 maggio scorso approvato dall’attuale governo per consentire alle famiglie italiane che hanno in essere mutui a tasso variabile di tornare a pagare una rata fissa basata sull’ammontare medio del mutuo pagato nel 2006. Si riduce così l’importo della rata mensile. Le banche non regalano però nulla e ciò che non si paga subito si pagherà in seguito con l’allungamento della scadenza dei mutui. L’allungamento si applicherà obbligatoriamente a tutte le banche in virtù di una convenzione tra governo ed associazione bancaria italiana.
La differenza fra l’importo della rata dovuta secondo il piano di ammortamento originario e quello risultante dal nuovo accordo verrà addebitato su un conto di finanziamento appositamente acceso e legato ai tassi di mercato (attualmente 5,13%).
Il decreto ha trovato il gradimento delle banche perché tende a risolvere il problema del caro mutui senza introdurre nuova concorrenza; consente infatti di “fidelizzare” la clientela.
Una strada diversa era stata perseguita dal precedente governo che con la legge Bersani (L. 2 aprile 2007, n.40) aveva introdotto la portabilità dei mutui a costo zero, cioè senza oneri per il cliente, mantenendo i benefici fiscali prima casa legati alla concorrenza del mutuo originario.
Ma cosa è la portabilità?
Significa permettere al debitore di sostituire la banca che ha erogato inizialmente il mutuo con una nuova banca che, ad esempio, propone condizioni migliori.
Vorrebbe dire introdurre anche per i finanziamenti la possibilità di cambiare senza spese agevolmente la banca come oggi, da non molto, si fa con i conti correnti.
Il problema è nella resistenza dell’insieme del sistema bancario che tende a rifiutare gli stimoli concorrenziali.
A distanza di oltre un anno infatti la legge Bersani è stata poco applicata. E’ prevalsa l’incertezza nell’applicazione della normativa per i costi della procedura (ad es. per le spese notarili) ed ai soggetti sui quali doveva gravare.
Il recente decreto Berlusconi contro il caro mutui interviene pertanto quando il sistema bancario era nella difensiva attaccato da varie parti. Innanzitutto dalle associazioni dei consumatori e poi dalla stessa Banca d’Italia che è intervenuta con una circolare del 29 aprile. Con essa le banche sono state sollecitate ad adeguarsi alle norme sull’estinzione anticipata e sulla portabilità dei mutui. Sono stati introdotti specifici obblighi di informazione al cliente sull’esercizio dei propri diritti. Considerazioni riprese dal Governatore Draghi nell’assemblea del 31 maggio. Le critiche al sistema bancario sono pervenute anche dall’Antitrust che ha recentemente aperto dieci istruttorie nei confronti di altrettante banche per pratiche commerciali scorrette in relazione a violazioni della legge Bersani.
C’è quindi necessità di una modifica del rapporto banca-cliente che deve essere reso più consapevole ed informato. Occorre che il sistema bancario fornisca un’informativa chiara e completa sulle opportunità già esistenti: portabilità dei finanziamenti previsti senza oneri per la clientela ed estinzione anticipata dei mutui.
In sostanza tutto il sistema bancario deve puntare ad un nuovo rapporto con la clientela dove le opportunità concorrenziali siano pienamente riconosciute.

BENE COMUNE


Commenti

Una risposta a “Piano contro il caro mutui”

  1. Avatar angus dawson
    angus dawson

    Mutui e affitti: non da ieri il principale meccanismo di redistribuzione della ricchezza da chi non ha verso chi ha. Una vera rapina sociale. La tentazione poi di erogare aiuti dalla fiscalità generale a chi si trova alle prese con il caro mutuo si configura come ulteriore rapina a quel 20% della popolazione che paga l’affitto (mediamente 30-45% del proprio reddito) e deve pure pagare le tasse. Un 20% della popolazione da mungere.

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