Poichè rischia di essere fraintesa e già girano voci non veritiere rispetto ad un mio intervento in consiglio comunale con una mozione riguardante il servizio che il nostro comune eroga agli adolescenti con la presenza in alcuni quartieri della città di centri pomeridiani per adolescenti, vi propongo il testo della mia mozione perchè possa trovare nel confronto la possibilità di una eventuale correzione:
Da più di 25 anni nel nostro territorio sono presenti dei servizi rivolti ad adolescenti denominati “Centri pomeridiani per adolescenti”.
Questo servizio nasce da una ricerca e sperimentazione attuata da una associazione di Volontariato che aveva avuto accesso a fondi Europei per la lotte alla povertà, con il contributo della Cassa di Risparmio, allora la Fondazione non c’era ancora ed il Comune di Fano.
Terminato il periodo di ricerca con attestati di stima e riconoscimento da parte della commissione Europea, l’allora amministrazione riconobbe il valore di tale servizio e lo introdusse nelle attività sociali della nostra città.
Tali servizi si caratterizzano come strutture di sostegno e socializzazione per adolescenti segnalati dai Servizi Sociali ma contemporaneamente svolgono un servizio che coinvolge anche gli adolescenti dei vari quartieri in cui sono inseriti.
Il servizio è stato offerto in questi anni da una cooperativa professionalmente preparata con educatori capaci e competenti che sicuramente hanno saputo adeguare il servizio al cambiare dei tempi. Resta il fatto che tale progetto è ormai datato ed avrebbe la necessità di essere riorganizzato.
In considerazione del fatto che giungono voci del desiderio della Giunta di ipotizzarne la chiusura, all’interno di un rinnovato progetto che dovrebbe coinvolgere le Parrocchie e gli Oratori, e che con tutto il rispetto e la riconoscenza però va anche detto che le attività degli oratori parrocchiali non potranno mai possedere le professionalità richieste per affrontare i gravi problemi di alcuni ragazzi dei Centri, che il ruolo per altro degli oratori, rinati dalle ceneri, sarà un contributo determinante per una rinnovata azione formativa ed educativa dei giovani della nostra città ma che il ruolo del servizio pomeridiano dei Centri è ancora insostituibile
Chiede al sindaco ed alla giunta
o Di far proseguire questo servizio individuando nuove prospettive e progettualità
o Di attivare un tavolo di concertazione con le associazioni, cooperative che hanno dato vita storicamente all’iniziativa per valutarne il processo di rinnovamento
o Di avviare , con il contributo del Volontariato ed il coordinamento dell’Ambito Sociale, un’attività di ricerca sulla situazione locale del mondo dell’Adolescenza
Mozione sulla attività dei Centri pomeridiani per Adolescenti
Commenti
3 risposte a “Mozione sulla attività dei Centri pomeridiani per Adolescenti”
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Sono molto vicino alle considerazioni di Carlo sul futuro del “progetto adolescenti” di Fano avviato ormai da tanti anni e mai sottoposto ad attenta valutazione sui risultati del lavoro svolto.
Purtroppo come quasi sempre avviene si preferisce “semplificare” tutto e non perdere tanto tempo in chiacchiere su cosa e come si è fatto per gli adolescenti della città.
I Centri pomeridiani sono un offerta ad alta professionalità sociale utile per situazioni di prevenzione “secondaria” e di appoggio a giovani a rischio, gli Oratori e i centri di aggregaizone sono altro.
Si tratta di due “offerte” diverse, ma entrambiindispensabili.
Il problema però è che accanto all’offerta serve anche chi riesca a coordinarne l’attività, a verificarne in itinere il lavoro, a valutarne gli effetti, a proporre cambiamenti e integrazioni, a individuare nuovi bisogni o ad accorgersi di bisogni non coperti dal sistema dei servizi.
Questo è il compito dell’ente locale, ma quasi mai riesce o v8uole farlo ed è per quetso che non mette mai i propri tecnici nelle condizioni di farlo preferendo farli lavorare sull’emergenza.
Questo significa fare programmazione; ma figuramoci se a Fano questa parola può avere qualche senso!!
io credo invece si debba dare spazio a questo tipo di confronto, ma uscendo da logiche di interesse spicciolo (gli oratori che sostituiscono…) per dare spazio a logiche più ampie (per affrontare l’emergenza educativa nessuno è sufficiente da solo…).
Per quanto mi riguarda questa prassi sto sollecitando all’interno del PD; spero ciò pssa essere fatto assieme e contribuire a far crescere una città che tanto in passato ha fatto per i propri ragazzi.
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L’EDUCAZIONE DELLE NUOVE GENERAZIONI E LE STRUMENTALIZZAZIONI
La relazione educativa, il sostegno alla crescita e l’offerta di possibilità per la costruzione di un buon futuro per le nuove generazioni passa attraverso il lavoro paziente del quotidiano: di un quotidiano che ha grande dignità e in cui si spende o provano a spendersi genitori ed insegnanti, del quotidiano in cui educatori ed operatori giovanili costruiscono la relazione con ogni singolo giovane con cui vengono in contatto. E ognuno di questi giovani ha valore in sé e non per essere un numero tra tanti, in una marea che viene spostata e giudicata dalle forze ideologiche o politiche.
Ricordo ancora un articolo di qualche mese fa, letto su un quotidiano locale, che rilevava come a Fano si contasse un numero più basso di atti delinquenziali rispetto alla media delle città italiane: concludeva che ciò era grazie all’educazione alla legalità che la Questura fa nelle scuole. Sicuramente l’educazione alla legalità è un fattore importante, ma è evidente che ciò sia il risultato di un approccio ben più complesso che amministrazioni, professionisti e realtà di volontariato hanno in questi anni messo in campo a favore degli adolescenti della città.
Per rispondere quindi al caro Maurizio, voglio dire che se abbiamo veramente a cuore i giovani di questo territorio dobbiamo uscire dalle strumentalizzazioni e non è in questi toni e con questi rischi che i miei colleghi interverranno nel dibattito.Ci vogliono profili di comunità oggettivi e realistici con cui confrontarsi.
Credo, poi, che la nostra città sia molto ricca di esperienze, saperi ed energìe espresse dai giovani in primo luogo, poi da professionisti che operano nei CAG e nel territorio, da associazioni, oratori e società sportive. Il confronto ed il coordinameno entro un progetto complessivo costituiscono quindi una buona strada da percorre tra chi naturalmente a questo vuol collaborare.
Ciò proprio per orientare le sinergìe ed i saperi entro obiettivi comuni.
Ad educatori il compito di garantire continuità e lavoro professionale quotidiano in servizi (stabili, di strada o dislocati in luoghi diversi del territorio) che devono rispondere ai bisogni reali degli adolescenti, con attenzione e attivazione di strumenti per le pari opportunità di tutti, e orientare decisamente la progettualità verso valori condivisi in cui proiettare la società del futuro: valori di democrazia, solidarietà, pari opportunità, responsabilità sociale, integrazione culturale e sociale… Ciò è naturalmente sempre più difficile in una cornice di tagli continui alle risorse.Da educatrice storica di adolescenti non mi esimo dal dire che è un’illusione, tuttavia, quella di poter pensare di eliminare, con qualsvoglia progetto, il conflitto con le nuove generazioni. Ma di più: sarebbe il segno veramente brutto di una mancanza ormai totale di spazi per una sana crescita in cui il figlio “da che mondo è mondo” prende il posto del padre.
Con questo non penso debbano restare impuniti atti delinquenziali, tutt’altro; ciò che siamo chiamati a fare, oggi però, è lavorare sul senso di responsabità civile, con un’educazione mirata, e riportare quel conflitto tra due corpi e due volti reali, contrastando il senso di opposizione anonima tra fazioni:i giovani e gli anziani, gli abitanti del quartiere e la banda ecc…
Quest’ultimo modello culturale, infatti, non potrà che accentuare un generico senso distruttivo da parte delle nuove generazioni. Allora l’educazione deve andare verso un confronto paziente tra le persone, verso il considerare il quartiere “il proprio quartiere”, la città “la propria città” da curare e in cui collaborare costruttivamente. -
L’Educazione deve riscendere in strada
Mi meraviglio come adulto ed esperto del settore(giudice onorario della magistratura minorile) del silenzio nel dibattito di approfondimento che meritano gli episodi vandalici di un gruppo di ragazzi adolescenti (alcuni tra l’altro non imputabili perché non hanno compiuto quattordici anni) da parte di chi riveste un ruolo strategico e che quotidianamente lavora con gli adolescenti.
Lancio quindi una provocazione sia a chi ha il difficile compito di governo di questa città sempre più complessa e a chi invece è stato delegato dell’altrettanto difficile compito professionale di educatore.
Ai primi pongo una domanda se le telecamere e qualche poliziotto in più, se mai sarà possibile, averli possono dare una risposta a un’emergenza educativa ormai presente nei nostri quartieri (l’episodio del Vallato non è un caso isolato su questo ormai tutti, concordiamo) e ai secondi se la progettualità che abbiamo messo in campo da più di venti anni “i Centri di aggregazione per adolescenti” può rispondere a questa nuova emergenza e al cambiamento epocale del tessuto sociale che ha coinvolto non solo la nostra città ma tutto il suo comprensorio.
La provocazione consiste quindi in una sfida per tutti: “L’educazione deve riscendere in strada”.
La strada percepita come luogo di pericolo, la strada deve ritornare luogo dove si deve riprendere l’educazione. Non dimentichiamoci che la maggior parte del lavoro educativo extrascolastico è stato progettato per togliere i ragazzi dalla strada; molti percepiscono la strada come luogo dell’antieducazione ma in realtà è il luogo dove l’educazione è nata.
Si deve scendere in strada per quattro importanti motivi: contenere, conoscere, educare e animare.
Cosa intendiamo per strada dobbiamo cercare di capirlo ma certamente è il luogo d’incontro degli adolescenti, di scontro, di pericolo, di libertà, di trasgressione; ma tutti dobbiamo essere d’accordo che la strada può essere un luogo per sostenere progetti di prevenzione e di educazione.
L’autogestione degli spazi per prevenire situazioni di disagio possono essere studiati per lasciare i ragazzi liberi ma al tempo stesso organizzati “in luoghi per crescere”; dove realizzare questi spazi, come attrezzarli e come svolgere il ruolo educativo è compito non solo di chi progetta la città ma soprattutto di chi porta il suo contributo di competenze come educatore. Un lavoro che può essere sintetizzato in osservare, prendere coscienza e poi passare all’azione. Alle dinamiche di osservazione attiva possono essere coinvolti anche tutti quegli attori sociali che animano il quartiere, dal vigile, all’edicolante, alle persone che sostano a lungo nei giardini. Nell’educare non si è autosufficienti, ma è necessario trovare alleanze con altre persone che vivono la città, anche con coloro che si lamentano dei ragazzi che stanno sulla panchina sotto casa.
L’educativa di strada sarà nei prossimi anni sempre più un lavoro da sostenere coinvolgendo anche quella parte di comunità che ha paura della strada.
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