Dopo l’uscita dell’onorevole Massimo Vannucci di 7/8 mesi fa, ora anche l’Assessore provinciale ai Lavori Pubblici Giuseppe Lucarini, ad un recente convegno della Cna, parla di una possibile trasformazione della Fano-Grosseto in autostrada fino ad Arezzo: “una autostrada lunga 250 chilometri percorribili su tutto il tratto con pedaggio che collegherà Marche e Toscana in poco più di due ore”.
E’ vero che tale tentativo è in linea con l‘idea del governo regionale e di quello nazionale di ricorrere al project financing per completare la Fano-Gosseto, e che di fronte al probabile disinteresse dei privati ad investire in questa arteria stradale, rimane solo di proporre alla Società Autostrade di renderla una autostrada di collegamento tra la A1 (Arezzo) e l’A14 (Fano). Ma il problema è più a monte. Il problema è porsi la domanda su quale sviluppo stiamo parlando e su quale “consumo del territorio” siamo ancora disposti ad accettare.
Si continua a parlare di sviluppo come slogan politico buono per tutte le stagioni, senza più coniugarlo con dei sostantivi che ne definirebbero meglio i contenuti, né senza prendere in considerazione che è ormai statisticamente dimostrato che lo sviluppo fine a se stesso (specie quello delle infrastrutture stradali) non produce maggior benessere tra i cittadini. Occorre definire le reali necessità delle popolazioni locali in termini di miglioramento della qualità della vita e non rincorrere bisogni “indotti” frutto di un consumismo che ancora si culla nella convinzione delle risorse infinite. Ormai sappiamo che tali risorse, specie quelle naturali ed ambientali, non sono affatto infinite ed indistruttibili, e il paesaggio di cui disponiamo dobbiamo saperlo conservare e valorizzare in forme nuove e più rispettose dei cicli naturali del pianeta.
Trasformare la Fano-Grosseto in una autostrada sarebbe un disastro ecologico del tutto inutile, così come quanto viene spesso affermato da vari politici che occorre “far uscire la nostra regione dall’isolamento”, mi sembra uno slogan datato che andava bene vent’anni fa, non certamente oggi. Oggi saremmo isolati da chi e da che cosa? L’unico vero scandalo è sicuramente una rete ferroviaria in cui non si investe più da cinquant’anni, e che vede ancora lunghi tratti della linea Ancona-Roma ad un binario unico, ed una linea ferroviaria la Fano-Urbino lasciata morire ne disinteresse generale, anziché provare ad interconnetterla con altri tratti per renderla più utile e strategica.
Eravamo contrari a far investire i privati nella Fano-Grosseto tramite il project financing, perché avremmo dovuto pagare delle contropartite salatissime vista la sua scarsa appetibilità dal punto di vista economico, e lo siamo anche alla proposta di una nuova autostrada che massacri ulteriormente le colline marchigiane e toscane. Sono colline che ci invidiano in tutto il mondo, con il loro corredo di opere artistiche e monumentali di rara bellezza, e meriterebbero ben altri progetti per la loro valorizzazione. Se è vero che tra le nostre materie prime più preziose c’è il turismo, e quindi il territorio che è il suo elemento determinante, ci attendiamo risposte più intelligenti ed innovative per ricreare lavoro e sviluppo, dai nostri politici presenti nelle Istituzioni ai vari livelli.
La Fano-Grosseto non può diventare una autostrada
Commenti
Una risposta a “La Fano-Grosseto non può diventare una autostrada”
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credo sia ora di completare il tratto fano-grosseto,almeno portare in sicurezza e velocizzare il tratto da cagli a gubbio e umbertide per connetterla alla E 45. per andare a roma o nel tirreno dalle marche è un vero disastro!! in italia si cominciano le opere e non si finiscono mai più. ho idea che non vedrò mai realizzata questa opera.
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