Dipendesse da me i crocefissi rimarrebbero appesi nelle suole e non vedo il perché di tanto bailamme . A giustificare quanto dico stanno certamente le parole più volte riportate di Natalia Ginzburg scritte nel 1988 in un suo articolo in «difesa del crocifisso» per il giornale “l’Unità”: «il Crocifisso non genera nessuna discriminazione. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo”.
Mi preoccupa però la polemica capziosa di alcune forze politiche sulla mancanza di reciprocità, su chi anima da tempo la paura di prestare il fianco ad una visione rassegnata della fede, perdente rispetto ad altre confessione religiose, i toni arroganti, forse meglio dire deliranti, del ministro La Russa che in una trasmissione televisiva per ben tre volte,ha ripetuto: ‘Possono morire, possono morire, possono morire ….’ riferendosi a quelli che vogliono togliere il crocifisso, con tanto di applauso del pubblico presente. Mi preoccupa il tono minaccioso di questo ordine del giorno “guai a chi tocca ….” E mi domando: crediamo in un Dio diverso? Io cerco, mi sforzo, di credere nel Figlio di Dio, morto inchiodato sulla croce come un pericoloso delinquente, che ha detto ‘Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno’. Che ha vissuto la croce,sconfitta umana in modo totale (certo poi è risorto!!), deriso dai soldati, abbandonato anche dagli amici, accusato dal potere politico e religioso di allora; con la folla che gridava ‘Via via, crocifiggilo!’. Un Gesù che prima di essere arrestato dice a chi lo vuole difendere ‘Rimetti la spada nel fodero. Quel Gesù che ha invitato a perdonare fino a 70 volte 7, cioè sempre. Quel Gesù che ha proclamato e vissuto le Beatitudini della mitezza, della purezza, della misericordia. Beati i poveri. Beati quelli che piangono, beati gli operatori di pace. Quel Gesù che ha scandalizzato perché ha accolto lebbrosi, prostitute, pubblicani, stranieri, poveri e disprezzati di ogni genere e che, finendo sulla croce, è diventato motivo di scandalo per alcuni e stoltezza per altri. Quel Gesù che possiamo riconoscere nei tanti uomini e donne ancora oggi inchiodati sulle proprie croci, perché in ogni persona siamo chiamati a vedere il Suo volto. Quel Gesù in cui cerco di credere è un uomo debole, mite, che
accoglie, che apre le sue braccia, e il suo cuore, sulla croce, per tutti.
Un Gesù che, fin dall’inizio, rifiuta la tentazione del potere … ‘Via da me, satana’. È aberrante ascoltare frasi come di quest’O.d.G., o quelle del ministro in cui, per difendere il crocifisso, si ripete con foga e veemenza ‘Possono morire, possono morire, possono morire…’
È l’espressione di una religione che non è la mia. O, forse, è proprio l’espressione di una religione che non c’entra con la fede in Gesù Cristo. Una religione civile. E non mi appartiene. Il mio è un Dio della pace, non della guerra. È un Dio Padre di tutti.
Sono stupito e compiaciuto da tanta popolare adesione al mantenimento del crocifisso nelle nostre aule, non sarò io a fare una mozione di rimozione, ma mi chiedo una sola cosa: perché vogliamo così fortemente tenerlo appeso ai nostri muri, dopo che lo abbiamo tolto dalla nostra vita? Mi sento, personalmente di aderire non ad una fede di simboli ma ad una fede del cuore, e sebbene esistano da tutte le parti buone ragioni, non mi prende molto questa discussione.
–
Commenti
2 risposte a “Sul Crocifisso”
Se solo ci fermassimo un attimo a comprendere il senso della croce saremmo tutti impegnai a correre da tutte le parti per togliere questa follia da ogni muro o ambiente possibile.
La croce non è solo stare dalla parte dei poveri, ma è sostituirsi ad essi così come Cristo si è sostituito ai vecchi sacrifici fatti dai sacerdoti al tempio per essere lui stesso sacrificato.
Il mistero della croce è grande e spaventoso perchè nessuno di noi gradirebbe essere sacrificato così cme lui ci ha chiesto di fare nel momento in cui siamo stati chiamati a ripercorrere i suoi passi.
Preferiremmo essere dall’altra parte del modo piuttosto che fare i conti con la croce.
La croce riguarda noi e rappresenta il paradosso di una sconfitta, mma nessuno di noi vuole essere sconfitto.
Siamo noi i “segnati dalla croce” e con questo dobbiamo fare i conti; il resto sono tutte balle.
che rimanga o non rimanga sui muri: chi se ne frega
Condivido tutto quanto ha scritto Carlo De Marchi questo nostro paese ha da tempo lasciato i crocefissi sui muri e ha abbandonato i poveri in terra!!!