Prima Riflessione: la Democrazia
Dall’inizio dell’umanità fino a 30 anni fa, la struttura di tutte le società era composta da una grande base (proletari, popolo, salariati, braccianti, operai, ecc.), un piccola parte intermedia (borghesia, classe media, benestanti, ecc.) e una piccolissima quota al vertice della piramide (ricchi, aristocrazia, ecc.). In società strutturate in questo modo, la democrazia (una testa un voto) è stato uno straordinario strumento di governo equo e solidale, perchè la base sociale che sta peggio essendo molto più numerosa del resto ha potuto decidere da chi farsi governare e come.
Pur con motivazioni e ideologie diverse, se ci pensiamo bene fino alla fine degli anni ‘70 quasi tutti i partiti rappresentati in parlamento (DC, PCI, PSI) avevano politiche e sensibilità a favore di quella grande base popolare che stava peggio. Ma nelle società ricche e industrializzate, come è divenuta l’Italia dall’inizio degli anni ‘80, la struttura sociale non è più questa. La base che sta peggio, che fa fatica ad arrivare a fine mese, che è socialmente emarginata, non raggiunge il 20%, il 75% galleggia in una zona intermedia e un 5% è ricco e potente. Chi si trova ormai in quel 75% vuole difendere il suo status acquisito ad ogni costo, ed anzi sogna di poter accedere a quel 5% di superprivilegiati. Berlusconi lo ha intuito proprio all’inizio degli anni ‘80, e ha costruito le sue televisioni proprio per venir incontro alle esigenze di quel 75%: ha offerto loro il sogno di poter scalare ulteriormente la piramide sociale, senza alcuno scrupolo per chi non ce la fa che anzi è stato rappresentati come “sfigato”, “sfaccendato”, “incapace”, “improduttivo”. 30 anni di televisione con questi modelli culturali hanno ormai inciso profondamente sull’immaginario collettivo, e chi si trova ad avere un minimo benessere economico non guarda più a chi sta peggio con i principi dell’art. 2 della Costituzione (”La Repubblica … richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”) ma prova disprezzo e menefreghismo nei confronti di chi sta peggio (poveri, zingari, immigrati, ecc.). L’enorme potere mediatico di Berlusconi gli ha consentito, non tanto con i telegiornali ma con tutte le altre trasmissioni di “intrattenimento”, di far passare nella gente una serie di bugie che, ripetute mille volte, sono ormai diventate verità: la violenza dilaga a causa degli immigrati (invece la delinquenza violenta è in costante diminuzione dal dopoguerra ad oggi), l’immigrato stupra le nostre donne (invece gli italiani stuprano, in percentuale, il doppio degli immigrati), i suoi governi fermano l’immigrazione e quelli di sinistra la favoriscono (invece non solo non è vero che gli sbarchi in mare siano finiti ma va detto che gli immigrati arrivano per meno del 10% via mare, quindi fermare gli sbarchi è del tutto marginale) e via dicendo.
Berlusconi è anche riuscito a far credere alla gente che lui diminuisce le tasse (anche questo non è vero perchè nell’ultimo anno la pressione fiscale è aumentata) e che diminuire le tasse è una cosa buona. Invece la diminuzione delle tasse conviene solamente a quell’1% che dichiara più di 100 mila Euro all’anno, e che i servizi sociali e sanitari se li può pagare senza il contributo dello Stato. Berlusconi ha poi eliminato l’ICI sulla prima casa ed anche la tassa di successione, due decisioni che hanno avuto un grande consenso popolare anche se sono state utili solamente a quell’1% di supericchi: se ci fosse ancora l’ICI sulla prima casa e la tassa di successione, oggi avremmo una gran quantità di denaro a favore di chi ha perso il lavoro. Verrebbe da pensare che quel 75% sia molto arrabbiato con Berlusconi perchè il poco vantaggio fiscale avuto con l’eliminazione dell’ICI e della tassa di successione ora viene pagato con meno servizi pubblici ed una diffusissima precarietà: ed invece gran parte di quel 75% vota ancora Berlusconi e Lega sia per ignoranza ma anche perchè continua ad avere il sogno di entrare nella stanza dei supericchi, dove avere quei privilegi non è più, purtroppo, motivo di vergogna ma di vanto.
Non è un caso che in questo stato di agonia della democrazia, vi sia il crollo del voto. A Fano alle regionali dell’altro giorno 45 cittadini su 100 non sono andati a votare o non hanno espresso un voto valido: per me questo è il segnale che la democrazia è finita, invece per i partiti è il segno che la nostra democrazia è matura, perchè negli Stati dove la democrazia è solida va a votare poco più della metà della gente.
Dove lavorare allora? In quella parte del 75% che potrebbe ravvedersi? In quel 45% che non esprime più un voto?
Mi fermo qui, ma ragioniamo assieme.
Luciano Benini
Seconda riflessione: la Lega
La Lega è il partito più pagano, quello più lontano dal Vangelo, eppure ha la sfrontatezza di definirsi difensore dei valori cattolici.
La Lega vuole il federalismo fiscale: Zaia, che pure è stato uno dei migliori ministri dell’agricoltura che l’Italia abbia avuto negli ultimi decenni, ha detto che i 12 miliardi di tasse che i veneti pagano dovranno rimanere tutti in Veneto. Principio non solo antievangelico, perchè assomiglia tanto al ricco epulone che non vuole che neppure le briciole vadano al povero Lazzaro, ma del tutto anticostituzionale, sia in relazione all’art. 2 (”La Repubblica … richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”) che dell’art. 119 laddove si dice che le Regioni utilizzano le proprie imposte per le funzioni loro attribuite, e quindi non per le funzioni di competenza statale. Comunque prendo in parola la Lega: prima però i Veneti vadano in Calabria e i Calabresi in Veneto, e poi vediamo se la Lega vuole ancora il federalismo fiscale in una Regione dove i Veneti si troveranno senza infrastrutture (strade, autostrade, ferrovie, linee elettriche), senza industrie e senza lavoro ma in compenso strangolati dalla più potente mafia al mondo, la ‘ndrangheta. E non si dica che anche il Veneto nel dopoguerra era povero, il che è verissimo, perchè comunque si trovava in una zona d’Italia ricca di infrastrutture e di potenzialità, circondata da regioni ricche e senza mafia.
La Lega poi vuole cacciare tutti gli immigrati: bene, anche in questo caso li prendo in parola. Perchè è vero che gli immigrati tolgono posti nelle case popolari, negli asili nidi, negli ospedali, ecc.. Dunque, fuori tutti. Fuori però anche le badanti, fuori anche tutti coloro, e sono ormai milioni, che fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare. E fuori soprattutto tutte le fonti energetiche e le materie prime “immigrate”, che provengono cioè da quegli stessi paesi degli immigrati. Per 50 anni abbiamo costruito il miracolo economico italiano accettando un sistema economico ingiusto, basato sulla “trinità satanica” (Alex Zanotelli) Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio, che ci ha permesso di rapinare il Sud del mondo senza che nessun leghista avesse niente da dire. Adesso che i giovani di quei paesi rapinati cercano un futuro dignitoso per se e per i propri cari proprio in quei paesi dove sono finite le loro materie prime e le loro fonti energetiche, la Lega dice STOP. Troppo facile così. Stop agli immigrati ma stop anche alle loro materie prime e fonti energetiche, poi vediamo se i leghisti sono ancora d’accordo.
Purtroppo sia sulla prima questione, il federalismo fiscale, che sulla seconda, gli immigrati, la sinistra (non tutta) ha solo dato risposte generiche e vaghe, favorendo la politica di pancia della Lega.
Luciano Benini –
Commenti
7 risposte a “Due riflessioni dopo il voto”
Non c’è dubbio che tutta la politica anti-immigrati serva da specchietto dell’allodole per distrarre dall’origine dei problemi e dai veri colpevoli dell’attuale stato di crisi, ma perchè funziona? Perchè è + facile solleticare i + bassi istinti, o perchè è difficile proporre alternative comprensibili e praticabili? La lettera dell’imprenditore che ha saldato il debito x la mensa dei bimbi di Adro, dice molte verità sacrosante su tante ipocrisie, ma perchè anche una persona così onorevole ha votato Formigoni?
Caro Luciano,
le ragioni che adduci le ho spesso espresse anch’io in qualche polemica con altre persone e, però, ho come il sentore che non riusciamo a spiegare tutto, mi sembra che forse il rancore verso la maggioranza “ignorante” e “credulone” ci impedisca di scorgere e interpretare positivamente istanze profonde che la “ggente” cerca di esprimere. Il rifiuto degli immigrati nasce dalla gara che i nostri “poveri” sono costretti ad affrontare in concorrenza con loro x l’ottenimento di basilari servizi. Il costo della loro imtegrazione viene pagato dai salariati, impossibilitati ad evadere le tasse, e non dai più privilegiati che ne sfruttano i servigi e che non condividono con loro lo stesso quartiere. E la sinistra ha spiegato gli effetti malvagi della globalizzazione che ha poi bussato alle nostre porte? Le sue proposte sono troppo spesso apparse deboli rispetto ai problemi. Eppoi quanta diversità ha saputo esprimere rispetto al modello vincente di società e costume? Un Sud che appare inesorabilmente incapace di guarire i propri mali come può ottenere l’altrui solidarietà? (sono pugliese, noi qualcosa stiamo facendo ;-))
A Roberto dico che il suo commento sulle incredibili parole di Mons. Fisichella è perfetto.
A Maurizio dico che ha assolutamente ragione: c’è una specie di sindrome in base alla quale, come avvenuto in America Latina per decenni, il popolo votava per i suoi aguzzini.
Disanima efficace e centrata, condivido tutto!!
Un solo appunto: ai meridionali occorrerebbe un richiamo forte ad una mggior senso di responsabilità nel votare i partiti, perchè ho la sensazione che anche lì si ragiona con la pancia in cabina elettorale….
Ad integrazione del post precedente, sulla evoluzione della nostra democrazia e sulle cause della sua attuale precarietà, analizzate egregiamente da Benini, ma, direi, in forma non completamente esaustiva, riporto, da Adista, il commento sul dopo voto di Monsignor Fisichella :”Credo che dobbiamo prendere atto dell’affermarsi della Lega, di un radicamento sul territorio che le permette di sentire più direttamente alcuni problemi presenti nel tessuto sociale. Quanto ai problemi etici, mi pare che si manifesti una piena condivisione con il pensiero della Chiesa”. In nome della identità cristiana e della difesa urlata a sproposito dei principi di bioetica, si dimenticano l’utilizzo strumentale della religione, le discriminazioni, il razzismo e tanto altro. Tutte le sponde politiche sono buone. Al prossimo convegno di Bergamo di “Pretioperai” la seconda relazione avrà per tema “La deriva lobbistica del volto pubblico della Chiesa”.
Non è anche questo un problema da affrontare nell’analisi di una evoluzione democratica incompiuta?
In riferimento allo stato di agonia della democrazia, condivisibile pienamente il richiamo alle politiche di perequazione sociale che penalizzano gli indigenti ed irridono quel 75% ormai sopraffatto da quei modelli culturali che hanno plasmato l’immaginario collettivo. Aggiungerei,comunque,il chiamarsi fuori della Costituzione per appellarsi ad una costituzione del fare quotidiano, basata sui livelli del consenso ed aliena da ogni controllo di garanzia.
Infine ricorderei anche la Chiesa istituzionale. Quando si propone a
chi governa per una vicendevole legittimazione: Io Chiesa ti do una bella religione civile, che richiami identità e radici, e i voti, Tu Stato mi dai le leggi che voglio sui “valori non negoziabili”. Anche questo sembra essere poco salutare per la democrazia.
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura, dovuti a scarsa conoscenza dello strumento.
Sai una cosa Luciano? Hai ragione. Si tratta di una riflessione lucida, complimenti.