L’area dell’ex-zuccherificio è certamente un’area strategica per tutta la città di Fano, e destinarla ad una attività anziché ad un’altra, può letteralmente cambiare il volto della città e tutta la sua mobilità. Oggi vi appaiono degli scheletri di capannoni in costruzione, rimasti volutamente incompiuti in attesa che la società proprietaria dell’area, ottenga una diversa destinazione, rispetto a quella artigianale, prevista attualmente. In questa situazione, infatti, con la crisi economico-finanziaria mondiale, e tante imprese anche del nostro territorio che chiudono, pensare di vendere tutti quei capannoni per nuove attività artigianali è sicuramente impensabile. Ecco, allora, che la società (che riunisce i più importanti costruttori della città) avanza altre ipotesi di utilizzo, chiedendo all’Amministrazione Comunale di valutare il cambio di destinazione d’uso. L’ipotesi di destinarla ad attività commerciali, pur in cambio di alcuni locali per servizi pubblici (vedi Tribunale), viene però sin da subito avversata dalle associazioni di commercianti. La nostra zona è, infatti, già satura di attività commerciali di grandi superfici, con una media ben superiore a quella italiana.
Più che ospitare nuove attività (l’attuale situazione di crisi scoraggia anche i più intraprendenti), è possibile che, perseguendo il miraggio di affitti più accessibili, vi si trasferiscano attività che attualmente sono ubicate in altre zone, ad esempio in centro. La conseguenza potrebbe essere una “desertificazione” del centro stesso o la “rottura” del delicato equilibrio tra attività commerciali dislocate nei quartieri periferici e quelle ubicate nel centro cittadino. Così mi appaiono fantasiose anche le proposte del Presidente della Provincia di trasferirvi tutte le scuole (realizzando così una sorte di “cittadella della cultura” o campus scolastico). L’ipotesi appare poco utile per più di un motivo. Una prima ragione riguarda l’inevitabile demolizione dei capannoni attualmente presenti nella zona e che certo non sono adatti alla funzione di edifici scolastici: la cosa comporterebbe uno spreco di risorse finanziarie e materiali che verrà a pesare su qualcuno, forse, come accade sovente sull’Ente Pubblico. La seconda ragione risiede nel fatto che l’ipotesi rivoluzionerebbe tutto l’impianto di mobilità cittadina e non c’è nessuno studio che ci tranquillizzi sui benefici di questa impostazione, ma al contrario il rischio è che si determini una tragedia senza precedenti, con ingorghi e nuove grandi fonti di inquinamento da polveri sottili, per la mancanza di spazio sufficiente a prevedere nuove ed ampie strade di collegamento.
Ma la domanda essenziale, al di fuori del merito di queste due proposte, è: può esserci una decisione che ipotecherà il futuro della nostra città per decenni senza una adeguata consultazione popolare, una lunga e paziente concertazione con tutte le forze sociali ed economiche, una ricerca della migliore soluzione possibile con un concorso di idee che coinvolga i migliori professionisti di trasformazioni urbane? A mio avviso ciò non è possibile.
Se la politica è la ricerca costante del bene comune allora la decisione circa la destinazione dell’area ex zuccherificio, non può che essere sottoposta ad una rigorosa verifica su quale sia il bene comune, ossia l’interesse di tutta a città, circa l’utilizzo di quell’area. Altrimenti, nella confusione, nella sopraffazione delle voci che “contano” di più rispetto a quelle che contano di meno, si rischia che la “pressione” della società proprietaria dell’area, determini l’interesse di pochi a discapito dell’interesse generale. Qui la politica, quella con la P maiuscola, non quella degli accordi sottobanco, è chiamata ad una grande prova. Se il meccanismo della democrazia deliberativa, ancora troppo poco applicato in Italia, prevede che decisioni che travalicano i confini di una legislatura e che condizionano più generazioni di cittadini, vengano prese con ampie consultazioni popolari, questa è sicuramente una condizione tipica in cui tentare di applicarla. Ecco allora in sintesi la mia proposta: sottoporre il quesito sul migliore utilizzo dell’area ex zuccherificio ai cittadini tramite una ampia consultazione popolare, dopo che un concorso di idee abbia presentato alcune proposte adeguatamente supportate da dati e benefici generali facilmente riscontrabili. Ogni altra “scorciatoia” ritengo non sia corretta perchè rischia di creare polemiche infinite, in cui alla fine a decidere saranno solo poche persone interessate a mantenere l’attuale “sistema” di potere della nostra città, con la politica (sia di centrodestra che di centrosinistra) che continuerà a fargli da eterno “vassallo”.
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Commenti
2 risposte a “Propongo una CONSULTAZIONE POPOLARE sull’area ex zuccherificio”
Credo anche io che non si possa ripensare quell’area senza attivare una seria progettazione partecipata e soprattutto senza condurre seri studi preliminari che permettano soprattutto di confrontarsi sull’idea di città che vogliamo. Ripensare quel sito potrebbe essere una grande opportunità, ma solo se ogni decisione verrà presa nella prospettiva a lungo termine.
Ottimo commento Gabriele, mandalo alla stampa mi sembra un ottimo argomento di dibattito e di “consultazione democratica”. E’ ora che la gente dica cosa ne pensa, e non siano sempre i soliti “galli” a beccarsi tra loro.. per dimostrare chi ha la cresta più alta!