La doppia morale di chi fa la morale, continua il dibattito sul Consultorio

Mi preme subito chiarire per evitare imbarazzi o malintesi che il consigliere Mascarin ha impropriamente attribuito anche a Fano 5 Stelle la paternità della mozione sul “contributo ai consultori”. La discussa mozione è un’iniziativa di Bene Comune su cui ovviamente non possiamo che essere felici di altri contributi o adesioni. Detto questo per amor della verità, mi preme commentare gli interventi che fino a qui sono stati fatti al nostro intervento in consiglio.

Partirei rilevando il fatto; e cioè che una mozione ha ottenuto una maggioranza, e che questa mozione chiede alla politica nella figura del Sindaco a intervenire su una questione di vitale importanza, il buon andamento di un servizio sanitario, il Consultorio Familiare. Democrazia vorrebbe che questo fatto fosse riconosciuto. Che cosa chiede, tra le varie cose, questa “maggioranza” al Sindaco, come portavoce: di proporre alla Dirigenza Sanitaria della nostra Zona la presenza, all’interno dei Consultori, di figure professionalmente adeguate che, in maniera volontaria, sotto il controllo dei responsabili e degli operatori socio sanitari del servizio stesso, possano intervenire, se richiesti, di fronte ad una donna o una coppia che si presenta con il loro carico di problemi. Nessuna volontà occulta di occupazione territoriale e tanto meno ideologica, non si vuol sovvertire nessun ruolo, nessuna gerarchia! La proposta è una collaborazione di sostegno e di aiuto agli operatori in un servizio così complesso e articolato. Un’iniziativa per altro presente in tante città di “sinistra”. Una” maggioranza” che confida così di raggiungere i risultati da “tutti” sperati: il bene-essere della donna, che dall’esperienza dell’aborto non può che venirne ferita, e, se possibile, perché no, anche del bambino. O forse no, forse per qualcuno la vita di un bimbo, è una questione ideologica? L’aborto non è un atto medico, ma un’adesione politica? E’ una questione di schieramento? Sembrerebbe da chi è intervenuto, che il consultorio sia proprietà di qualcuno. Che sia intoccabile. Voglio ricordare, perché l’ho vissuto in prima persona, che il consultorio è il frutto di un impegno cui tante forze sociali e popolari hanno partecipato. I consultori indipendenti sia dell’associazionismo cristiano, sia quelli dell’AIED, precedono molto quelli istituiti dallo Stato.

L’altro argomento che è stato posto sul tappeto è la doppia morale di Bene Comune. Io la considerano un’unica morale, anzi più che mai un obbligo di coerenza. Entrambe le iniziative, sia quella dell’acqua sia questa, infatti, pongono al centro il rispetto della persona, del suo “esistere”e della tutela dei suoi diritti. Io, da parte mia, faccio fatica, invece, a capire come possa essere ritenuto coerente chi vuol salvaguardare l’ambiente, una pianta, una specie animale, la pace e non lotta anche per la vita di una persona. E’ strano quando il volontariato si occupa di disagio sociale, pensiamo alla miriade di case di accoglienza per minori, handicap, stranieri, tossici, AIDS, quando da più di trent’anni famiglie collaborano per l’affido familiare, quando da decenni ordini di suore, hanno svolto un ruolo di supplenza per ospedali, nidi, asili ecc. tutto va bene, ci sono invece argomenti, che come un nervo scoperto, fanno saltare gli interlocutori. Non abbiamo secondi fini se non il servizio alla persona.

Confidiamo che il Sindaco si faccia promotore verso i dirigenti della Zona Territoriale di quanto proposto dal Consiglio. Se, purtroppo come già successo, la proposta sarà rifiutata, non resterà altro che costatare che non esiste una reale volontà di rendere fattiva e concreta la legge 194 e che i consultori, non certamente per colpa degli operatori, sottoposti spesso a difficili compiti, rimarranno in quell’entità indistinta cui il servizio sanitario l’ha esiliata. –


Commenti

3 risposte a “La doppia morale di chi fa la morale, continua il dibattito sul Consultorio”

  1. Avatar roberto rivosecchi
    roberto rivosecchi

    Caro Carlo, il problema è che quella “innovativa posizione Conciliare” viene, nei luoghi ecclesiali che contano, messa in secondo piano per far posto ad un prodotto spendibile sul piano politico. Comunque grazie ai “servi inutili” la Chiesa rimane ancora punto di riferimento. Tu hai dato un buon contributo e di questo ti ringrazio. Ti saluto con affetto. Bobe (da giovane).

  2. Caro Bobe, Non so se sono ingenuo, mi sembrava in questi sette anni di essermi scafato un po,’ ma io la questione la vedo più semplice di quella che sta venendo fuori da questo dibattito. C’è da quarant’anni un movimento che muovendosi da una innovativa posizione Conciliare che ha responsabilizzato i credenti verso impegni che si sono concretizzati principalmente dentro l’espressione “condivisione” (vivere con ….i poveri,..i complessi poveri di questo fine novecento). Da allora credo centinaia di migliaia di credenti si son messi a disposizione (“servizio”), della realtà sociale, gratuitamente, senza pretese di ruolo ( “servi inutili”) e di ricompense di alcun tipo. Quella chiesa che mette paletti “territoriali” come durante la conquista del West, io non la conosco e non mi appartiene. Avrei sperato che la testimonianza di tante persone avesse potuto far superare alcuni di questi luoghi comuni sull’essenza della fede e della chiesa, ciao Carlo

  3. Avatar roberto rivosecchi
    roberto rivosecchi

    In questo dibattito sui volontari (cattolici!) nei consultori eviterei di citare ogni forma di interesse privato, sia pure nella ricerca di finanziamenti per le proprie associazioni, mi concentrerei, invece, con forza, sull’interesse pubblico svenduto, in ogni settore e ad ogni livello, da un potere politico che fa da sponda ad un potere religioso (purtroppo non è Famiglia Cristiana a dettare la linea). Siamo sempre nell’ambito dello spirito del “do ut des”. Concessioni totali sui principi non negoziabili della Chiesa confidando, realisticamente, in futuri sostegni elettorali. Roberto Fiorini su Pretioperai, in altra occasione, ma sempre di attualità, citò una “rinnovata alleanza tra trono ed altare, zavorra di piombo che grava sull’evangelo”. Questa pervasività di un certo cattolicesimo non è un problema per la democrazia e, nella fattispecie, per diminuire la sofferenza delle donne?