La vicenda della “rottura politica” tra Fini e Berlusconi mette fine al sogno vagheggiato da molti di un bipartitismo sullo stile di altre importanti nazioni, quale ad esempio quello degli USA. Infatti, al di là delle possibili conseguenze sulla tenuta del Governo, o sulla possibile fine anticipata della legislatura, il “divorzio” tra Fini e Berlusconi sancisce il fatto che non è possibile mettere insieme in una “fusione a freddo” partiti diversi che hanno storie diverse, sensibilità politiche differenti, metodi e prassi di democrazia interna profondamente divaricanti. Solo chi non è onesto intellettualmente con se stesso, non riuscirà ad ammettere questa ovvietà politica.
In Italia il primo che ha tentato la strada del “sogno americano” è stato Veltroni, fondando con evidenti forzature il PD, anch’esso frutto della fusione di due partiti (la Margherita e i DS) di cui ancora oggi non mi capacito sul significato di fonderli insieme. Due partiti con storie e tradizioni popolari profondamente diverse che hanno dato vita ad un nuovo soggetto con una identità vaga e contraddittoria, con conseguenze disastrose e sotto gli occhi di tutti.
L’uscita di Fini dal PDL è da considerarsi analogo all’uscita di Rutelli dal PD, anche se le conseguenze decretate dal divorzio di Rutelli sono state meno eclatanti e meno politicamente rilevanti per la diversa statura politica tra Rutelli e Fini. L’interpretazione comune dei due eventi politici è, dal mio punto di vista, la fine dell’ipotesi bipartitica per l’Italia.
Questo fatto potrà essere un elemento ulteriore per un arretramento, almeno sul piano culturale, anche della logica bi-polare? Io me lo auguro fortemente. Infatti considero da tempo il bipolarismo uno dei mali della politica italiana di questo ultimo decennio. Se in una logica proporzionale, ogni partito o movimento politico, era portato a tenere aperto un canale di comunicazione e di confronto con tutti gli altri, prima o poi potenzialmente suoi alleati, e quindi il dibattito non era mai eccessivamente cruento o ultimativo, nella logica dell’alternanza bipolare si sviluppava viceversa una sistematica prassi demolitoria dello schieramento avversario che arrivava alla delegittimazione politica e persino a beceri attacchi sul piano personale. Tutto ciò portava i cittadini a confondere il dibattito politico con stroncature demagogiche e personali, trasformando la politica in un eterno talk-show alla “grande fratello”, in cui c’era sempre e solo un vincitore, che non era necessariamente il più bravo (anzi era proprio il più opportunista e mistificatore della realtà).
Occorre riconoscere che in questi ultimi due anni, l’unico partito che ha saputo opporsi al disegno bipolare è stato l’UDC di Casini, che opportunamente ha posto un primo freno a questa illusione bipolare, giocando una partita – specie alle ultime regionali – che alleandosi a seconda delle circostanze politiche (o addirittura correndo in alcuni casi da solo) ha riaperto un dibattito ed un confronto su alcuni temi programmatici che altrimenti andava perdendosi.
Ora, con questo nuovo scenario, ossia con Fini da una parte e con Rutelli dall’altra, ci potrebbero essere premesse molto interessanti anche per modificare la legge elettorale verso un ritorno (almeno parziale) alla logica proporzionale, secondo me molto più adatta ad un Paese come l’Italia ricca di culture politiche differenti.
A Fano c’è da segnalare un fatto che sembra paradossalmente speculare alla vicenda Fini-Berlusconi: si tratta della vicenda D’Anna-Aguzzi. Anche qui siamo di fronte alla rottura politica tra due alleati del centro destra, ed anche se non fanno capo allo stesso partito, rimangono due leader della coalizione che attualmente governa la città. In questo caso la rottura sembra ancora più profonda, poichè le cose dette da Aguzzi nei confronti di D’Anna – piuttosto pesanti sul piano politico – a mio avviso aprono un solco difficilmente recuperabile fra i due. Questo fatto potrebbe aprire nuovi scenari nei prossimi anni e preludere ad un “rimescolamento” di alleanze che si prospetta piuttosto interessante.
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Commenti
3 risposte a “Frana il bipartitismo”
Aggiungo, alle considerazioni che condivido, due questioni.
La prima: da sempre sono un convinto proporzionalista, che in Italia non c’è mai stato non solo perchè in realtà c’era il metodo D’Hondt che favorisce fortemente i partiti maggiori, ma anche perchè quando c’era circa il 35% dei voti non erano utilizzabili perchè facevano capo al PCI e al MSI, che rano esclusi per principio da ogni governo. Oggi invece funzionerebbe perchè se un piccolo partito provasse a ricattare il governo questi avrebbe un’ampia scelta alternativa.
La seconda: oggi la politica nazionale è sempre più terreno di personaggi di bassissimo livello morale e politico, che entrano in politica solo perchè questa garantisce enormi ed insopportabili privilegi economici e di altro genere. Occorre togliere ogni privilegio e vantaggio agli eletti in Regione, parlamento italiano ed europeo: solo così torneranno a far politica persone spinte da desiderio di servizio e non di arrivismo. Senza queste 2 riforme (quella del conflitto di interesse mi sembra talmente ovvia che solo D’Alema non la capisce) vedo solo un futuro grigio per la politica italiana.
Ottime riflessioni, ora credo dopo sette anni di vita dobbiamo mettere in campo coraggio e fantasia per tradurle in progetto politico.
Comunque due o tre riflessioni le vorrei fare . Temo che a livello popolare oggi una forma bipolare e conseguentemente con una leadership riconosciuta, è ormai entrata nel pensiero comune, purtroppo con un crescente allontanamento del sentire partecipativo. Ed anche con questo dovremo fare i conti. La strada possibile , a questo punto, potrebbe essere il crescere di un concetto che a me piace molto , un bipolarismo con un polo solidarista ed un polo liberista individualista. Ma questo richiederebbe tutta una ulteriore operazione del PD che vedo impossibile. Oggi, le nuove tematiche politiche: difesa dell’ambiente, tutele sociali, lavoro, diritto internazionale, economie mondiali, globalizzazione, movimenti migratori, nazionalismi ( sicuramente diversi da quelli che ci hanno preceduto) ecc … non credo siano affrontabili con schieramenti che si rifanno alle matrici culturali del XIX secolo. Restano a questo punto, come dimostrato nel dibattito di questi giorni, aperte, poi, tutte le tematiche antropologiche ed esistenziali, in cui credo, una minoranza di credenti, deve pazientemente portare avanti intra ed extra ecclesia un dialogo e, se mi concedete un termine sindacale, una concertazione paziente, perché possano diventare patrimonio comune.
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Condivido con Gabriele la distanza dal modello bipartitico, ma temo che il problema principale della politica italiana non sia tanto il bipartitismo, quanto l’opportunismo, che a mio avviso invece è sempre più dilagante.
Anche i fatti degli ultimi giorni, come quelli degli ultimi mesi secondo me potrebbero essere letti così.
A cominciare dall’UDC, che alle passate regionali ha sempre scelto il carro dei vincitori.
Ma anche le recenti rotture, a livello nazionale e locale, secondo me arrivano solo ora proprio perchè prima non era opportuno, ma adesso, che Berlusconi sta crollando e Aguzzi è comunque al suo ultimo mandato, è anche opportuno riprendersi un po’ d’autonomia, per continuare ad esistere. Se le sarebbe potute permettere certe affermazioni Aguzzi un anno e mezzo fa, alla vigilia delle comunali?
Infine, continuando nelle analogie, italia-fano, noi siamo governati da due forze politiche (forza italia e la tua fano) che per me incarnano politicamente l’opportunismo: entrambe nate al solo scopo di prendere potere. Badate bene, non di governare, ma di prendere potere. Su Berlusconi credo non siano necessari commenti, anche in seguito alle ultime conferme che finalmente ne mettono in chiaro la matrice mafiosa. Ma anche la tua fano, in fondo non è una “riedizione” di tanti politicanti più o meno delusi e scottati, capeggiati da un esponente del partito comunista che pur di diventare sindaco si è offerto alla coalizione di destra (destra che ben si è guardata dal “rifiutarlo” per coerenza…). Questo non è opportunismo?
Che in politica siano necessarie alleanze anche tra soggetti non completamente convergenti è chiaro (anche perchè se esistessero soggetti politici diversi ma completamente convergenti…non si capirebbe perchè non siano la stessa cosa). Ma la differenza la fa sempre il fine: potere di pochi (personale o di partito) o bene comune?