Cari amici, avete già visto dall’avviso con il quale ho convocato questa assemblea che le relazioni saranno molto brevi, circa dieci minuti ciascuno. Ci aspettiamo che queste relazioni, toccando vari aspetti, producano, tutte insieme, una adeguata introduzione al dibattito interno, momento principale dell’assemblea. Mi propongo pertanto di essere molto sintetico, per non togliere tempo prezioso ai lavori.
L’assemblea ordinaria, che per noi è una consuetudine annuale, coincide stavolta, dopo 3 anni, con il rinnovo totale delle cariche: quella del presidente, quella del consiglio direttivo, quella del collegio dei probiviri. Quando fui chiamato a questo incarico, tre anni fà, Bene Comune si preparava all’appuntamento delle elezioni comunali, che si sarebbero tenute da lì ad un anno e mezzo. Dovevamo decidere come continuare l’impegno politico, se da soli o in coalizione. Ricercare, come la prima volta, una presenza autonoma con un nostro candidato sindaco o allearci con altre formazioni, cosa che comporta inevitabilmente una scelta di coordinamento reciproco, condivisioni dei programmi. Con Carlo De Marchi, allora nostro consigliere comunale, ho partecipato a vari incontri con il PD e i partiti minori per verificare se era possibile una convergenza sulle cose da realizzare a Fano. Nel PD, di recente formazione, vi era una rappresentanza locale provvisoria, in attesa di successive elezioni da parte della base. Era infatti il momento della costruzione del PD e delle primarie nazionali che sancirono il periodo Veltroni. La nomina di Federico Valentini e la scelta imposta delle primarie bloccò di fatto ogni dialogo. Capimmo che si trattava di punti fermi, che le scelte all’interno del PD erano state fatte precedentemente in tavoli non fanesi. Decidemmo così per una altra strada. Scelta che abbiamo suggellato definitivamente con l’assemblea di Magliano.
Nell’approssimarsi delle elezioni abbiamo iniziato un percorso con il movimento che si richiama a Beppe Grillo giungendo poi a presentare due liste, BC e F5S, collegate elettoralmente con la candidatura di Carlo a sindaco della città. Lo abbiamo definito il Terzo polo, che è stata la novità sostanziale di quelle elezioni. Ed ha portato complessivamente ad un risultato consistente, circa il 7 per cento ,e la nomina di due consiglieri comunali. Un risultato comunque inferiore alle nostre attese (si sperava in un risultato a due cifre) e comunque ad una ripartizione diversa tra le due liste, che hanno conseguito una lieve differenza di consensi. Il risultato di F5S ha posto il problema politico di una sua rappresentanza diretta. Decidemmo allora, non senza difficoltà, di realizzare una sorta di staffetta che prevedeva il ricambio in consiglio comunale con le dimissioni di Carlo e la nomina di Hadar Omiccioli. Un sacrificio che BC ha chiesto a Carlo. Anche in questo passaggio è emersa la levatura della nostra politica, e di Carlo in particolare. Persone capaci di fare un passo indietro, di abbandonare un posto di visibilità, la poltrona legittimamente occupata. La politica intesa “servizio” fino in fondo. Aspetti che hanno caratterizzato la nostra azione anche l’anno successivo al momento delle elezioni regionali. Abbiamo chiesto ancora a Carlo un altro impegno. Le votazioni si sono concluse con una sua forte affermazione personale. Non all’altezza è stato, invece, il risultato di altre liste civiche. E’fallito l’obiettivo di avere una rappresentanza da parte del movimento delle liste civiche regionali.
RAPPORTO CON IL PD. Due parole vanno dette sul PD, quello con il quale inevitabilmente ci confronteremo di nuovo. Quando ci siamo presentati 7 anni fa esisteva un altro partito, quello dei DS che, con Carnaroli, terminava un ciclo. Alle forze di opposizione, ed ai DS in particolare, offrimmo una persona per giudare la scena politica fanese, intendo la candidatura a sindaco di Giorgio Manganelli. Ci furono aperture, ci credemmo. Fù però, speranza di breve durata che non portò a risultati. Anche oggi è difficile un dialogo con tale partito. Un partito che non ha ancora definito compiutamente la propria identità. A livello locale continua a presentare limiti per un rinnovamento di persone tentato, ma che ha difficoltà a completarsi nei fatti. Alla fine tendono a riemergere vecchi nomi.
Anche sulla linea politica vi sono criticità. Questione attualissima è, ad esempio, la scelta sulla sanità provinciale. Si stanno realizzando scelte penalizzanti per i servizi da riservare all’ospedale di Fano e per quelli, da implementare, in ambito extraospedaliero. Entrambi non vengono potenziati. Così l’ospedale di Fano rischia di morire d’inedia. Il tutto risponde a logiche e scelte, che si ricavano dal piano sanitario. Possono essere anche legittime ma sono scelte non dichiarate politicamente ed anzi hanno il carattere di opacità. Avvengono nei fatti senza essere dichiarate alla gente. Questo è il limite più grande. Le scelte politiche, e su temi così delicati ed impattanti per la gente, vanno presentate ai cittadini. Servono dibattiti pubblici e la possibilità di interventi correttivi. Dicano che tipo di sanità vogliono realizzare. Tutto ciò consente, a noi come lista, di poter svolgere un ruolo ampio di iniziativa politica e di trasparenza.
Con il PD abbiamo avuto storicamente divergenze sulla sorte dei servizi pubblici locali in relazione al progetto di un’azienda provinciale che avrebbe avuto dentro il socio privato. Scelte che tutelavano le sorti di Hera, società quotata in borsa. Ci siamo trovati lontani da esse e le abbiamo avversate. Oggi, la permanenza di Aset, i tre referendum sull’acqua pubblica, a cui a livello locale il PD ha aderito, hanno portato a proposte più articolate e meritevoli di approfondimento. Dichiarano ad esempio uno scorporo del SII, da mantenere in mano pubblica. Propongono peraltro la privatizzazione del resto dei servizi con l’ingresso dei privati per il 40%. Io condivido solo il primo progetto. In ogni caso conviene attendere gli sviluppi legislativi legati sia all’effettuazione dei referendum, sia all’applicazione della legge che avverrà a fine dell’anno prossimo. E modifiche degli scenari ci possono essere. Ci sono, con loro, ovviamente vicinanze in consiglio comunale ed azioni comuni. Credo che Luciano ne parlerà nel suo intervento.
INSUFFICENZE DE LTF. Mi soffermo brevemente sul partito del Sindaco, La Tua Fano. Un’esperienza locale, una lista civica, come la nostra. Esprimono il rifiuto delle logiche partitiche nazionali e si collegano ai problemi del territorio e della cittadinanza. Direi che con loro le vicinanze terminano qui. Abbiamo visto, la grande affermazione di questa lista e del sindaco Aguzzi in particolare. Paradossalmente, nonostante il grande risultato di consenso popolare, LTF non è riuscita però a compiere nella città significative realizzazioni. Incolore è questa seconda esperienza di governo, ancora più della prima che si è incentrata sulla realizzazione di un PRG discutibile – negativo a mio avviso – finalizzato a edificare a macchia di leopardo. Cementificare il territorio senza una logica urbanistica. Una lista inserita in una logica di governo, di potere, sempre meno proiettata a realizzare idealità. Lo abbiamo visto anche nelle candidature elettorali, negli incarichi di assessore; ne la LTF hanno trovato posto politici di varia provenienza, anche di schieramento opposto nelle precedenti elezioni amministrative. Insufficienti anche le scelte politiche, blindate dal gruppo, di alcuni giovani consiglieri comunali sui quali si poteva fare affidamento per il rinnovo della classe politica cittadina.
Con LTF abbiamo avuto momenti di condivisione durante la battaglia per l’acqua pubblica. Soprattutto nel 2007 l’abbiamo favorita. Non l’abbiamo ostacolata nel 2010 quando era più evidente una posizione strumentale da parte de LTF. Mi riferisco ai 3 referendum che hanno raccolto 1,4 milioni di firme e che, se non vi saranno elezioni anticipate, vedranno i cittadini chiamati a pronunciarsi nella prossima primavera. L’incoerenza che evidenziamo sta nel battersi per una battaglia generale, nazionale, ma non seguire nell’agire amministrativo locale le indicazioni del comitato promotore, il Forum dei Movimenti per l’acqua, lo stesso che propone quell’idealità comune. Sembra di tornare al “partito di lotta e di governo”. Giudico pericolosa anche la scelta del bando di gara del gas che, tra l’altro, viene effettuato solo su una parte del territorio comunale. Il tutto giustificato dal voler consentire ancora il canone a favore del comune. In compenso esistono i rischi di non vincita della gara da parte di Aset e della non ottimale ripartizione dei lavoratori addetti tra le società assegnatarie. Il destino del complesso dei servizi è più importante della ricerca di qualche soldo. Non vedo né idealità né lungimiranza in queste scelte.
Poi, in consiglio comunale vediamo molte volte comportamenti di netta chiusura nei confronti delle proposte della minoranza. Lo abbiamo visto nella vicenda della modifica statutaria dell’acqua pubblica, nella vicenda Nestlè, nella vicenda dell’ex zuccherificio. Posizioni monolitiche, con un ferreo controllo da parte del sindaco. Da ultimo assistiamo, proprio adesso, una critica a BC ed a F5S, per le troppe interpellanze. Financo si lamentano di essere obbligati a discutere e prendere posizione su questioni poste all’attenzione della città, a proposte costruttive. Vi è in questa lamentela il non rispetto del ruolo dell’opposizione e del suo contributo.
BENE COMUNE. Mi preme fare qualche annotazione sul nostro gruppo che, ormai da sette anni, svolge la sua attività nel panorama politico cittadino. Una presenza politica che continua, grazie alla convinzione di chi crede nel valore di una proposta politica alternativa. Una iniziativa che continua tra tante difficoltà, non ultima quella finanziaria – e Giorgio Tonelli, Tesoriere di Bene Comune, ne è il nostro testimone – dal momento che il prezzo della nostra libertà di giudizio e di azione è stato quello di ricorrere esclusivamente all’autofinanziamento. Abbiamo sempre vissuto ed agito con le nostre quote, con le nostre sottoscrizioni. Un sacrificio pesante per molti in momenti come questo di difficoltà economica.
Siamo un gruppo di cattolici che hanno trovato il proprio collante, le proprie radici nella Dottrina Sociale della Chiesa. Non abbiamo però realizzato un movimento alle dipendenze delle gerarchie religiose. Anzi, abbiamo sempre avuto ben chiara la consapevolezza che le scelte politiche vanno fatte in autonomia, assumendosene la piena responsabilità anche quando toccano aspetti su cui vi è intervento politico dei vescovi. Mi riferisco alle questioni eticamente sensibili. Il nostro approccio è stato laico e, ad esempio, quando ci siamo schierati per la difesa della vita durante il referendum sull’embrione, lo abbiamo fatto ricorrendo a motivazioni squisitamente laiche.
A volte rifletto sulle posizioni dei vescovi. Mi viene ora in mente l’assemblea autunnale della CEI, conclusasi giovedì ad Assisi. Parole belle, sul bene comune, ma estremamente generiche. L’esternazione di una linea PASTORALE, tenendosi alla larga da giudizi che la situazione richiede. Eppure, i nostri vescovi vedono anch’essi l’impasse di una nazione, le difficoltà di un popolo. Sento l’assenza di parole nette (che invero sono arrivate prima solo da Boffo, poi tacitato, e da Famiglia Cristiana, recentemente) nei confronti di governo e premier su questioni come immigrazione, prostituzione, coerenza negli stili di vita, inseparabilità di etica privata e pubblica. Almeno criticare l’errore, se non si vuole criticare l’errante.
Ritengo nostro compito esserci, approfondire la conoscenza dei problemi, fare valutazioni, schierarci. Fare scelte di parte. Conta la scelta di stare dalla parte degli ultimi, dei deboli, della sofferenza, della vita, del valore della famiglia. E mi preme portare avanti queste idealità con un percorso politico dove sono irrinunciabili gli aspetti di indipendenza di giudizio seguendo il metodo del confronto politico nella trasparenza delle posizioni. E mi piace aggiungere ed appropriarmi di alcune belle parole che ha scritto Valter Toni, alcuni giorni fà: “Forse la cosa più bella è che questo tipo di esperienza che ci tiene insieme da ormai sette anni non è lievito solo per i singoli problemi che la nostra città deve affrontare in consiglio comunale con le nostre teste d'ariete, ma può dare sapore anche nella propria famiglia e nel proprio lavoro. E cita l’esempio del suo lavoro…”
Comunque, non sempre è facile perseguire questi obiettivi. Conta la presenza degli altri componenti il gruppo, conta la continuità di un impegno, la disponibilità di tempo. Contano anche le modalità organizzative. Su questi aspetti occorre fare qualche riflessione; sono emerse alcune criticità. Mi riferisco ai gruppi di lavoro, alle commissioni che avevamo deciso di istituire e che non tutte hanno mostrato continuità. Probabilmente è il caso di rivederne il funzionamento cercando di accorparle aumentando così il numero dei loro componenti. In alternativa, propongo di puntare ad una struttura di direttivo sufficientemente ampia, con più ravvicinato periodo di convocazione, in modo da affrontare le questioni aperte ed essere di sostegno a chi si trova a rappresentare il gruppo.
In questo disegno diventa importante il rinnovo generazionale che credo tutti giudichino auspicabile. Vi è quindi una opportunità da cogliere. E’ quella del RINNOVO DEGLI ORGANI.
Dopo un triennio vengono a scadere sia il consiglio direttivo, che il collegio dei probiviri, che la carica di Presidente. Ho già dichiarato la mia intenzione di agevolare il ricambio. Vedremo dall’esito delle elezioni fino a che punto si potrà spingere questo rinnovamento. E’ quindi determinante che ci sia una buona parte di giovani nel prossimo consiglio Direttivo. Cessa coerentemente il mio impegno nella qualità di Presidente.
Non cesserà invece l’apporto mio personale a BC in cui continuo a credere. Credo nel valore delle persone che lo sostengono. Continuerò con il mio apporto di idee e di partecipazione. Sento la responsabilità di continuare a sostenere chi abbiamo eletto consigliere comunale. Parlo di Luciano Benini che sta svolgendo un grande lavoro, infaticabile, lucidissimo, in consiglio comunale. A lui va la mia stima e gratitudine. Lo stesso per Carlo De Marchi per la responsabilità che ha messo in questa nostra battaglia, candidandosi per due volte a sindaco, candidandosi a consigliere regionale, accettando le dimissioni da consigliere comunale in risposta a una richiesta che proveniva dal gruppo.
Propongo di offrire a lui la carica di Presidente.
Credo che sia un tributo doveroso nei suoi confronti. Sono convinto che un tale incarico non sia di ostacolo all’opera di rinnovamento che auspico si realizzi e che ho cercato di delineare con le modifiche organizzative proposte. Buona Assemblea.
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