Questo è il documento di più di 20 associazioni di volontariato che chiedono di continuare il boicottaggio della Nestlè; lo facciamo nostro condividendolo completamente.
Il 4 luglio 1977 veniva lanciato nel mondo il boicottaggio della Nestlè. Da allora sono decine i paesi che lo hanno attuato, e migliaia e migliaia i movimenti, cittadini e associazioni in tutto il mondo che lo praticano attivamente. La Nestlè ha anche vinto il poco ambito premio “Public Eye Award 2005” come peggiore impresa a giudizio del pubblico (www.evb.ch/p5224.html), con il doppio dei voti della seconda classificata, la Monsanto. Dal 25 al 31 ottobre 2010 in tutto il mondo è stata proclamata la settimana di boicottaggio della Nestlè, che attualmente è fra le 4 multinazionali più boicottate al mondo. In questi anni il boicottaggio è riuscito più volte a bloccare comportamenti e pratiche scorrette della Nestlè. Nel 2000 la Nestlè è stata anche condannata dall’antitrust, assieme ad altre multinazionali del settore, per avere costituito un cartello al fine di vendere il latte in polvere in Italia ad un prezzo di molto superiore al prezzo di mercato determinato in altri paesi.
Scorrette pratiche di commercializzazione del latte in polvere
La stessa Nestlè, nella lettera mandata al Comune di Fano, descrive perfettamente i meccanismi che portano alla morte di più di 1 milione di bambini ogni anno: “In particolare, l’OMS ha stimato che ogni anno, se venisse prolungato sia il periodo di allattamento esclusivo al seno per i primi mesi di vita, sia quello successivo di allattamento parziale, più di un milione di lattanti potrebbero essere salvati. Alla maggior parte dei lattanti si tende, invece, a somministrare come sostitutivi anche acqua o altri sostituti del latte materno potenzialmente dannosi, tra cui il latte intero di mucca e/o l’acqua con amido di mais. Per questi motivi, la promozione dell’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi è un importante mezzo per ridurre le percentuali di malattia e mortalità infantile nei Paesi in via di sviluppo. Così come è importante prolungare il periodo di allattamento parziale al seno”. Se questa è la situazione, è chiaro che promuovere la commercializzazione del latte in polvere nei paesi impoveriti del Sud del mondo non può che provocare conseguenze gravissime: “… Ogni giorno 4000 bambini nel Sud del Mondo potrebbero essere salvati dalla morte per malattie e denutrizione se fossero allattati al seno e non con latte in polvere …”; “Il numero di vittime causate dall’uso improprio del latte in polvere ogni mese è equivalente a quello che causò l’esplosione della bomba di Hiroshima nel 1945.” – James Grant, Direttore Esecutivo UNICEF. D’altra parte la prestigiosa rivista medica “The Lancet” ha affermato: “Anche in condizioni di estrema malnutrizione una madre continua a produrre il latte necessario al bambino. Nutrire di più la madre costa solo un decimo del latte artificiale per il bambino”. Per questi motivi la multinazionale svizzera è stata più volte condannata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’UNICEF per violazione del Codice Internazionale approvato il 21 maggio 1981 e recepito in Italia con decreto n° 500 del 6 aprile 1994. Secondo molti organismi indipendenti (IGBM Interagency Group on Breastfeeding onitorino, IBFAN International Baby Food Action Network, Bay Milk Action, RIBN Rete Italiana Boicottaggio Nestlé) in questi anni Nestlè ha violato tutti i punti del codice che prevede:
- Etichette adeguate.
- Nessuna promozione al pubblico.
- Una chiara informazione.
- Nessuna promozione nelle strutture Sanitarie.
- Nessuna promozione al personale medico.
- Nessun campione o rifornimento gratis.
- Nessuna promozione di cibi complementari prima che ce ne sia il bisogno.
Nestlé risulta essere la responsabile del 25% delle migliaia di violazioni registrate (circa due volte di più di qualsiasi altra società).
Violazioni dei diritti dei lavoratori e dei sindacati
Nel 2001 la Nestlè ha aderito al protocollo che prevede la fine di condizioni di schiavitù dei lavoratori nelle sue piantagioni entro 5 anni, ma è stato poi portato in tribunale per non aver rispettato tale impegno.
Il programma di giornalismo investigativo Panorama, della BBC, ha mandato in onda il 24 marzo 2010 una puntata dedicata allo sfruttamento del lavoro minorile in Ghana e Costa d’Avorio: sono emerse gravi responsabilità di diverse imprese produttrici di alimenti al cioccolato, tra le quali spiccava la Nestlè, che sfruttano il lavoro dei bambini nelle piantagioni di cacao. Numerose in tutto il mondo, ribadite anche in questi giorni, le denunce di violazioni dei diritti dei lavoratori e dei sindacalisti perpetrate dalla Nestlè, accusata spesso di minacciare di morte gli uni e gli altri.
Nestlè e Organismi Geneticamente Modificati
Il presidente della Nestlè, Peter Brabeck ha dichiarato: “Gli Ogm sono di gran lunga più sicuri del bio. Non si può nutrire il pianeta senza organismi geneticamente modificati”. Test eseguiti in varie parti del mondo hanno rivelato la presenza di OGM nei prodotti Nestlé in Thailandia, Filippine, e Cina. Nonostante l’opposizione della popolazione locale, la multinazionale si rifiuta di abbandonare gli OGM e di segnalare in etichetta la loro presenza.
La Nestlè e la privatizzazione dell’acqua
“L’acqua è sempre più rara. È per questo che ci piacerebbe mettere le mani sulle sorgenti”.
Helmut Maucher, ex PDG e membro del CDA di Nestlè
“Una legge che consente di privatizzare l’acqua è una legge immorale”.
Riccardo Severi, assessore del Comune di Fano
Nestlè, numero 1 mondiale nel mercato dell'acqua in bottiglia, oltre il 16% del mercato mondiale: Perrier, Vittel, Contrex, San Pellegrino, Nestlè Pure Life e Nestlè Aquarel i suoi “marchi d'acqua” più conosciuti.
La sua strategia è semplice: Nestlè compra sorgenti private oppure ottiene concessioni per pompare milioni di litri d'acqua, a questo punto sul mercato occidentale Nestlè conduce una campagna pubblicitaria aggressiva in modo che i consumatori associno l’acqua in bottiglia ad un prodotto superiore all’acqua del rubinetto; nel sud del Mondo promuove campagne che propongono l’acqua in bottiglia come “soluzione” al problema della sete di milioni di persone. Peccato che pochi di loro potranno permettersela.
Nestlè, pagando diritti di licenza spesso irrisori e vendendo l’acqua centinaia di volte più cara dell’acqua di rubinetto, trae enormi profitti, “dimenticando” che l’acqua è un bene comune e un diritto umano e non una merce.
Guida al consumo critico, EMI 2008, 5a edizione.
“L’atteggiamento più pericoloso, da allontanare come una tentazione, è il pessimismo. Non dire che contro i colossi della terra non ce la faremo mai e che quella mondiale è una dimensione troppo vasta per essere gestita dal basso. Sui sensi di impotenza i padroni ed i governanti costruiscono imperi” (Francuccio Gesualdi, responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo).
“Tutte le volte che acquistiamo un Bacio Perugina, premiamo Nestlé che ostacola sistematicamente la naturale possibilità organica di ogni madre di allattare il proprio figlio al seno, per costringerla a dipendere dal latte in polvere di cui è produttrice. Molti figli, troppi figli si sono ammalati di malattie infettive e sono morti dopo che le loro madri si erano indebitate per acquistare il latte in polvere dalla Nestlé” (Alex Zanotelli).
Aderiscono: Altramarea, Alternativa Libertaria, Apito, Banca del gratuito, Bottega del Mondo Fano, Circolo Lucio Polverari, Coop. Gerico, Coop. I Talenti, Coop. Mondo Solidale, Donne in Nero, Emergency Fano Pesaro Urbino, Emporio AE, G.A.S. Fano, L’Africa Chiama, L’Alveare, Lupus in Fabula, M.I.R. Movimento Internazionale della Riconciliazione, Mondo a quadretti, M.R.S., REES Marche, Rete Sociale, Rimarchevole, Sala della Pace.
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L'illustrazione è cortesemente donata da Mauro Chiappa.
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Commenti
Una risposta a “Perché boicottare la Nestlè”
Quello che doveva essere un incontro-aperto “con la città”, come era parso ai più, secondo me, non è andato oltre la conferenza, per certi aspetti anche interessante…
Che almeno sia servito per far capire che le porte dovevano rimanere assolutamente aperte, anche per evitare un pericoloso “precedente”.