[youtube width=”624″ height=”351″]http://www.youtube.com/watch?v=Vpw5yv1-V80[/youtube]
Incontro con Roberto Mazzotti,
Direttore Generale di Iccrea Holding, il gruppo bancario delle BCC.
“L'uomo si distrugge con la politica senza principi, con la ricchezza senza lavoro, con l'intelligenza senza sapienza e senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la religione senza fede, con l'amore senza sacrificio.”
Gandhi
Incontro tenuto Sabato 12 gennaio 2013, Auditorium S.Arcangelo – Fano organizzatoda:
Bene Comune, la buona politica per Fano dal 2004.
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Commenti
4 risposte a “Il video di "Come usciremo da questa situazione?"”
Caro Franco,
certamente le cose che citi sono buone e le abbiamo apprezzate. Quanto a noi proveremme anche a govermnare, ma non a tutti i costi. E se nella coalizione di Aguzzi non vedevamo proprio il nostro posto, nel fronte opposto il PD ci ha sempre preso in giro, cercandoci ma poi scaricandoci al momento opportuno. E sono anche tante le cose che ci dividono da loro: ospedale unico, beni comuni, PRG, tutela del territorio ecc.. Ma se ci saranno le condizioni, non ci tireremo indietro dal prenderci le nostre responsabilità di governo.
Caro Luciano, forse all’esterno sono più visibili le cose che la giunta ha fatto e che risultano lontane da quelle che ho a cuore, e quindi potresti avere ragione, ma ne ha fatte anche di buone, almeno per esempio, quelle che ho fatto personalmente (scusa) e di cui sono soddisfatto. Bisognerebbe soppesarle per capire se sono sufficienti (non solo le mie, naturalmente). Ma, penso anche che è difficile trovare un partito, un governo, per non dire una coalizione in cui identificarsi e di cui condividere tutte le scelte, e allora, conviene ritirarsi e lasciare in mano agli altri l’amministrazione o realizzare quel poco di buono? Credi, me lo sono chiesto e ce lo siamo chiesti. La perfezione non è di questo mondo, si può tendere ma è inevitabile la commistione, direi che è propria della democrazia, del pluralismo, diversamente c’è il purismo robespierriano, l’assolutismo totalizzante. La soluzione è nella misura della contaminazione, della commistione (usque tandem), accettata anche dagli stoici. Il colpo più pesante è stato il cambio di deleghe e l’ho scritto e l’ho detto, e quante volte ho pensato che avrei fatto bene ad andarmene; eppure ho trovato delle buone cose da realizzare anche nel nuovo assessorato, cose importanti e che credo molto utili (gli orti scolastici, la prevenzione dei disturbi della dislessia, la città dei ragazzi – e una scuola civica di musica, una vera scuola di musica?) e non è un modo per pacificare la coscienza. La politica è mediazione: forse per questo voi rimanete sulla soglia e non volete scendere e amministrare, voi, di Bene Comune, e per questo anche vi stimo e vi ammiro, però c’è bisogno della vostra presenza, (credo proprio), e del vostro coinvolgimento diretto, penso, in futuro. C’è bisogno di voi cattolici, la politica, da sola, non riesce a cavare le gambe dalle sabbie in cui è caduta. Quest’anno cadono i cinquecento anni del “Principe” di Machiavelli, bisogna che qualcuno prenda coraggio e dica che è finita l’autonomia della politica e non certo per farne strumento di qualcos’altro se non del Bene comune, appunto. Ma questo è un altro problema. Non c’è più spazio per le torri d’avorio, occorre accettare la contaminazione, rifiutando però il rischio della neutralizzazione, tipico della politica che macina tutto.
Caro Franco, proprio perchè condivido tutto quello che scrivi, mi verrebbe da dire: e dunque perchè sei stato questi anni in una giunta che ha fatto tutto il contrario di quello che scrivi? Non per polemica, ma per capire.
Mi sembra che quanto avevo scritto solo qualche settimane fa sia pertinente e lo ripropongo tale e quale pensando che può essere utile al dibattito.
Lo scandalo della speranza, la bellezza salverà il mondo.
A mio avviso oggi si pongono due questioni fondamentali dalle quali non è possibile prescindere. La prima è che la crisi che ci travaglia sta causando sempre più miseria e minaccia la nostra civiltà: prenderne coscienza significa, per tutti, rivedere seriamente le abitudini, per chi amministra, analizzare a fondo i bilanci, passare al vaglio ogni centro di spesa e garantire livelli di dignità a tutti i cittadini.
Quindi, occorre lavorare in prospettiva, sapendo che da questa crisi o si uscirà diversi, con nuovi stili di vita, con una nuova morale e con una nuova etica civile, oppure si consoliderà una sacca di povertà funzionale al sistema, con la conseguenza della diffusione di una conflittualità sociale e di un arretramento della società ai livelli dei paesi dell’America latina.
La seconda questione imprescindibile è la crisi morale che non è effetto di quella economico-finanziaria, ma risale più indietro, agli anni’ 80, alla politica neoliberista di Reagan e Thatcher che ridusse la politica ad una variabile dipendente del capitalismo finanziario. Contemporaneamente e di riflesso si diffuse la cultura individualista e radicale con l’esaltazione dell’individuo slegato dal suo essere sociale. Nel giro di pochi anni il linguaggio e l’etica dell’azienda si sono affermati su tutti i registri linguistici e su tutte le istituzioni, compresa la scuola e la cultura.
Anche oggi assessori provinciali e regionali e ministri dello Stato propongono la cultura come ancella dell’economia, mettendone in luce gli aspetti spettacolari e di attrazione turistica, piuttosto che i suoi intrinseci valori spirituali. In questa veste la cultura, da componente fondamentale dello stile di vita, del modo di sentire e di vivere la realtà, è diventata evento ed intrattenimento; nelle migliori situazioni è mera conoscenza razionale, bagaglio di nozioni, che procede per anniversari e ricorrenze, che non coinvolge la persona, l’affettività, le categorie del bene e del male, la vita; non muove meditazioni e interrogazioni, non lascia memorie e tracce nella coscienza. E’ una cultura d’immagine, una variante socializzante delle svagate navigazioni in internet. A questa deriva si oppone “la bellezza salverà il mondo” e le altre iniziative portate avanti dall’assessorato; così pure il progetto dell’educazione dei sentimenti, che discende dalla “bellezza” e ne rappresenta la coniugazione pedagogico-didattica. Si inizia dall’orto scolastico che propone, con il richiamo alla natura, la progettualità e la manualità, la ciclicità delle stagioni, la lentezza, la sobrietà, l’attesa, la raccolta dei frutti del proprio lavoro: è un tacito suggerimento, l’indicazione di alcune modalità per scoprire nuovi possibili modi di essere e di vivere la vita.
Negli anni’ 80, la caduta delle ideologie ha trascinato con sé ogni speranza e volontà di mondi diversi e ci siamo persuasi che quello esistente sia l’unico possibile e non trasformabile. Ciò ha determinato una forte depressione morale, dei desideri e delle volontà. La crisi della politica è parte di questo processo molto più generale che implica la crisi della cultura e dell’etica civile e da sola, si è visto, la politica non sa rigenerarsi. Solo una rinascita etica, una rifondazione antropologica possono ridare la spinta alla politica; in questa direzione hanno operato le iniziative proposte dall’ assessorato alla Cultura, e che vanno sotto il titolo de “la bellezza salverà il mondo”, ma è necessario citare “la lunga estate degli anni’60”, progettata con l’obiettivo di riscoprire quella voglia di futuro e di utopia che permeava quegli anni. In questa direzione, di risposta alla crisi, sono indirizzati i nuovi progetti dell’assessorato ai Servizi educativi che portano il sottotitolo di “educazione dei sentimenti”. Perché è necessaria una nuova pedagogia.
La cultura autentica, è cosciente di sé e della realtà in cui si esprime e con la realtà si confronta e ad essa dà risposte: risposte che possono essere non condivise, proprio perché coinvolgono valutazioni, visioni della vita, prospettive sul futuro, ma sono risposte (non fosse altro che interrogazioni) che intendono lasciare un segno. Il resto è spesso intrattenimento, passatempo anche utile e intelligente, arricchimento delle conoscenze, erudizione, cultura buona per passare un’ora, – votata al tempo minore, direbbe Carlo Bo -non per la vita – Anche qui (e si può ricominciare da capo) occorre vedere se ci si pone su un piano minimale o si vuole riscoprire i valori, ragionare attorno al bene comune e superare individualismo, relativismo e nichilismo. Senza resuscitare le ideologie, occorre riattingere ai valori, agli ideali, a quella tensione verso gli ideali, al desiderio di futuro, di mondi diversi, allo scandalo della speranza.
Franco Mancinelli.