Qualche giorno fa il consigliere regionale Carloni ha fatto una sparata con la sua interrogazione sulla questione della pediatria. Non so se stupirmi di più della sua uscita o del silenzio che è seguito da parte degli amministratori della sanità e degli operatori medici. Così posti i problemi che riguardano la sanità possono solo fare male . Ma andiamo con ordine.
Stupisce che solo ora il consigliere regionale si esprima. Solo ora, dopo mesi ed anni in cui comitati e coordinamenti hanno posto agli amministratori ed ai rappresentanti della politica le questioni più emergenti della nostra Area Vasta Provinciale, interviene su un argomento così particolare e specialistico. La sensazione è che abbia sbagliato davvero bersaglio, fomentare campanilismi di fronte a problemi seri della gestione della nostra sanità territoriale va solo a svantaggio dei cittadini.
Stupisce che un consigliere regionale non sappia che ormai da più di 5 anni l’ASUR Marche ha deliberato la realizzazione nella nostra regione, fortemente carente di servizi di terapia intensiva per i neonati a rischio, costretti spessissimo a trasferimenti nella vicina Romagna, a volte fino a Ferrara, di un centro di 2° livello presso l’Unità Pediatrica di Pesaro. I centri di secondo livello (esiste anche un terzo livello che è solo Ancona, che assiste anche neonati di 600 grammi), hanno il compito di assistere bambini prematuri dalle 32^ e 34^ settimana e bambini e di peso non inferiore 1200 gr fino a 1500. Questo vuol dire che se a Fano nasce o si prevede che possa nascere un bimbo di peso inferiore a 1200 gr, è dovere dei medici ostetrici e pediatrici trasferire il bambino, se si riesce meglio la mamma prima del parto, al Salesi di Ancona, se invece si prevede un bimbo sopra 1200 ma inferiore a 1800 è dovere del medico trasferirlo al San Salvatore, pena, come è successo, denunce da parte degli assistiti. Fano non può rispondere a questa esigenza, confido che Pesaro sia stata adeguata a dovere, perché al momento delle decisioni, le dirigenze hanno rinunciato a farsi valere o non l’hanno ritenuto il compito, davvero oneroso ed impegnativo, sufficientemente remunerativo. Oggi le cose stanno così e credo sia giusto in una materia così specialistica, avere strutture che rispondano a territori di carattere almeno provinciale.
Stupisce -ed è anche molto grave- sentire affermazioni come quelle fatte dal consigliere Carloni, approssimative ed incompetenti (contrariamente alla sua affermazione le vere direttive ministeriali sono quelle da noi esposte). Utile sarebbe stato un suo contributo nel dibattito sull’ospedale unico dove invece è stato di un silenzio assordante.
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