La grottesca affermazione pronunciata nel corso della recente conferenza stampa della Fondazione Cassa di Risparmio, andata in onda su un’emittente locale e riportata sui quotidiani, che cioè dei centomila euro erogati annualmente alla Caritas diocesana non rimarrebbe “assolutamente niente”, come a dire che sarebbero soldi buttati al vento, è troppo grave perché passi sotto silenzio.
Con essi la Fondazione – che gestisce un patrimonio prodotto dal lavoro e dai risparmi dei cittadini di Fano e delle sue Vallate, con la cui rendita deve obbligatoriamente sostenere azioni e opere sociali, sanitarie e culturali – contribuisce nella misura di 1/6 alla promozione umana portata avanti con quotidiana abnegazione e professionalità dalla Caritas Diocesana, in collaborazione con le decine e decine di Caritas Parrocchiali, dando cibo, vestiti, casa, cure – in due parole: sopravvivenza e dignità – ad un gran numero di famiglie italiane (sempre di più) e straniere che abitano il nostro territorio. E probabilmente salvando anche alcune vite da potenziali rischi suicidi….
Quanto sopra fatto con pochi professionisti, molto capaci, e tanti volontari, oltre ai giovani impegnati nel servizio civile, per ottimizzare i costi di gestione, e svolto in piena collaborazione con i servizi sociali del Comune di Fano e delle altre Municipalità della zona, che senza l’appoggio della Caritas non avrebbero i mezzi sufficienti per rispondere alle esigenze di vita quotidiana di una popolazione sempre più drammaticamente impoverita dalla crisi economica.
Per queste finalità, assolutamente verificabili e misurabili (anche se non sono i muri di cinta che tanto piacciono ai governanti della Fondazione), la Caritas Diocesana ha avuto nell’anno 2014 una spesa che ha sfiorato i 600mila euro, appunto sei volte in più di quanto pur preziosamente riconosciuto come sostegno finanziario dalla Fondazione Cassa di Risparmio.
Nel dettaglio, verificabile da qualsiasi cittadino -figuriamoci dagli organi della Fondazione!- la spesa totale è stata esattamente di euro 589.500, di cui ben euro 423.500 dedicati agli aiuti diretti; euro 28.500 alla promozione della rete delle Caritas parrocchiali; euro 68.160 per progetti sulla Mondialità e appena euro 69.340 per le spese di personale e di gestione.
Fatti, non parole… Persone, non muri…..Vite salvate, non libri e quadri (che pure hanno il loro ruolo, nella vita di una collettività)….
Piuttosto sarebbe auspicabile che gli organi direttivi della Fondazione uscissero dai loro steccati e si mettessero direttamente in ascolto di tutti i Sindaci e gli Assessori alle politiche sociali, i Presidenti e le Coordinatrici degli Ambiti sociali di Fano e Fossombrone, gli operatori pubblici, i rappresentanti del Terzo Settore (tra cui la Caritas), gli altri Istituti bancari e i consiglieri regionali eletti nel territorio per riflettere insieme a questi soggetti sulla penosa condizione del welfare, concentrare le risorse economiche e le energie umane da destinare a questo settore, e coordinare i rispettivi interventi. C’è da domandarsi se in Fondazione si sono accorti che la precedente Giunta regionale ha drasticamente ridimensionato i nostri Ospedali e ha dato mandato di far sparire tutti i fondi sociali, sostituendoli, quando va grassa, con fondi sanitari, decretando così di fatto la fine di un welfare marchigiano autonomo e dignitoso. Tantoché il nuovo Presidente Ceriscioli, anche lui PD ma ancora fresco ex sindaco, nella sua prima dichiarazione pubblica ha affermato di voler recuperare urgentemente 30 milioni di euro per salvare il sociale.
Forse ai Dirigenti della Fondazione, che pur sono persone di vecchia militanza politica, come tali avvezze alle dinamiche della pubblica amministrazione, tutto ciò è sfuggito e non riescono quindi ad immaginare, anche solo lontanamente, le drammatiche conseguenze che patirebbero le persone bisognose e gli appassionati operatori sociali occupati nei servizi se venissero confermati i tagli operati dalla Giunta Spacca e quanto, in questo contesto, risulti ancor più preziosa l’attività di contrasto alla povertà svolta dalla Caritas diocesana.
Viene da chiedersi se conoscono i poveri… (oppure)
Siamo certi che se ascoltassero la voce di chi ricorre ai servizi da essa resi anche i vertici della Fondazione comprenderebbero quanto sia stato infelice e fuori luogo quell’ “assolutamente nulla”.
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