Con un dibattito frettoloso liquidato in due battute tra il consigliere De Marchi di Bene Comune e l’Assessore con delega al sociale Del Vecchio si è persa l’occasione di riflettere su una emergenza, responsabilmente posta all’attenzione della comunità che attanaglia la nostra città pesantemente; emergenza sottovalutata bipartisan dalla maggioranza di governo e dalla minoranza di controllo (esclusa la parte politica che fa riferimento a Bene Comune).
L’Assessore del Vecchio, a cui spetta il difficile compito di organizzare processi complessi con strumenti ormai obsoleti (servizi sociali “datati”, risposte sempre identiche rispetto a situazioni in continua evoluzione, con un organico in emergenza) non ha percepito l’occasione, offerta da una minoranza a cui spetterebbe il compito democratico di proposta e di controllo, di rafforzare il suo ruolo all’interno della giunta dove del resto le politiche sociali sono residuali da tempo tanto che il suo compagno di partito se ne è andato mettendo mano ad una struttura parallela – Fondazione Fano Solidale – con cui cerca di operare con sistemi apparentemente innovativi.
Esiste quindi ormai una profonda frattura tra un Servizio Sociale a pezzi, gestito ancora in un ottica prettamente riparativo-assistenziale e una struttura – Fano Solidale – che sperimenta il microcredito con prestiti a tasso zero per organizzazioni di volontariato, organizza le vacanze per anziani in montagna e viaggia in piena autonomia dal comune che peraltro gli ha donato un bel tesoretto.
E’ come se un signore si mettesse la cravatta e il capello ma rimanesse con i calzoni rotti e senza scarpe.
Le contraddizioni però sono tante a cominciare da uno statuto che non permette alla Fondazione di avere la certificazione di onlus dalla agenzia delle entrate.
Proprio su questo argomento in un recente convegno tenutosi a Pesaro il Prof. Zamagni, Presidente dell’Agenzia delle onlus ed emerito docente di economia dell’Università di Bologna, ha definito le Fondazioni promosse dagli Enti Locali un classico esempio di attacco concentrico al principio di sussidiarietà: se il principio delle Fondazioni di Comunità è in sé bellissimo diventa controproducente quando si vogliono fare fondazioni governate e controllate dai Comuni con consigli di amministrazione imposti dalla politica e non invece eletti democraticamente dal basso.
L’interesse verso la Fondazione inoltre continua a distogliere l’attenzione verso i veri problemi della città che è cresciuta e continua a crescere senza un minimo di governo. Il sistema lavoro infatti continua a incrementare la domanda di manodopera, le famiglie si ricongiungono ai lavoratori immigrati e la rete di welfare, tarata per i 54.000 abitanti di otto anni addietro, non regge più ai 62.000 abitanti di oggi. Se il rapporto annuale dell’Istat certifica i sostenuti processi migratori dalle aree del sud del Paese, e cita il nostro Comune come caso di studio, non è una questione marginale.
Nonostante tutto nulla si fa, nella nostra città, per reggere l’impatto sociale di tali fenomeni se non promettere ronde notturne o telecamere nascoste mentre necessiterebbero politiche abitative, servizi sociali, servizi educativi, luoghi di aggregazione, servizi sanitari efficienti.
Alle imprese non si chiede nulla; la cultura della Responsabilità Sociale è completamente assente; i servizi, invece di crescere, chiudono e gli operatori sociali (assistenti sociali) vengono mandati a casa.
Se a questo sommiamo la presenza a Fano di una popolazione anziana non autosufficiente che raggiunge il numero di circa 1.500 unità sulle spalle delle famiglie e delle badanti straniere a pagamento forse ci rendiamo conto di quanto sia grave e ingiustificabile questo disinteresse.
Così come non possiamo pretendere di risolvere con soli strumenti repressivi le conseguenze sociali di atteggiamenti preoccupanti di centinaia di adolescenti lasciati in questo periodo extrascolastico senza riferimenti educativi in balia di loro stessi nei quartieri della nostra città. Una volta le imprese facevano le colonie per i figli dei loro lavoratori, oggi le imprese pensano solo a fare profitti a meno che qualche amministratore accorto non le coinvolga su questioni che, in fondo, interessano le imprese stesse; ma non è il caso di Fano!!
Le relazioni umane e la rete dei servizi sociali devono crescere nella nostra città e non morire come sta avvenendo, se vogliamo mantenere quella qualità della vita per la quale ci siamo sempre posizionati tra le città migliori delle Marche.
Una società povera di relazioni e carente di servizi oltre ad essere una società dove si vive peggio è anche, paradossalmente, una società meno produttiva in quanto la disgregazione del tessuto sociale finisce per agire negativamente sulla capacità di sviluppo economico-produttivo.
A fronte di queste sfide è triste vedere un Consiglio Comunale che naviga verso tutt’altre sponde distratto di fronte a questi problemi, incapace di governare e di chiedere conto di quello che si fa, privo di idee e più propenso a “battute” tra consiglieri che ormai hanno perso completamente il rapporto con la città.
Lascia un commento