Forse dovremmo rassegnarci. Forse sulla nostra città pende ormai da un cinquantennio un destino di distruzione e bruttezza. Cominciò il fascismo. Poi fu il turno dei tedeschi che minarono le nostre, belle, torri. Ma a completare l’opera fu poi chi le tirò su, che non fece uno scempio minore di chi le aveva abbattute. In seguito venne la giunta Giuliani-Baldarelli a chiudere dentro una scatola di cemento, il chiostro di Santa Teresa (straordinario per come si era conservato, solo con se stesso) e i relativi scavi sottostanti. Una turpitudine che ancora chiede giustizia e di cui, chi ha avallato quel mostro, deve ancora implorare il perdono alla città intera (e forse anche quel fatto pesò sul destino elettorale del centro-sinistra). Infine è toccato alla giunta Aguzzi lasciare la sua traccia: la colata di cemento del Prg era troppo poco, bisognava industriarsi per fare peggio dei predecessori. Come i primi hanno rinchiuso in un sotterraneo per i garages l’anfiteatro, i secondi varano un progetto affine per il teatro romano. Così Fano si appresta a diventare una galleria degli orrori, in cui ciascuno lascia la sua traccia. I barbari del terzo millennio Anzi, come diceva Comisso, riferendosi alla cricca di palazzinari e amministratori senza scrupoli dei suoi tempi, “i veri barbari”, perché “i barbari furono presi da timore venerabondo per le opere della civiltà di Roma”.
A noi resta la grande tristezza al pensiero che Fano avrebbe potuto essere il più bel giardino del medio adriatico, se le fosse toccato in sorte i avere amministratori lungimiranti. Invece si è scelta la politica di allestire per i turisti una sorta di labirinto degli orrori. E un ringraziamento a quelle persone e a quelle associazioni che, nonostante tutto, continuano con tanta passione e competenza a far da argine alla barbarie, per salvare quanto si può ancora salvare.
E se un giorno, forse, la bellezza salverà il mondo, serve intanto con urgenza qualcuno che salvi la bellezza superstite della nostra città.
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