Ci sembra paradossale il duello che si è aperto fra il Presidente della Provincia Matteo Ricci e il Sindaco di Fano Stefano Aguzzi all’indomani dello straordinario esito referendario. Il primo dopo aver affermato di aver votato quattro SI, quindi di essere a favore di una gestione totalmente pubblica dell’acqua, invece che dichiarare che d’ora in poi si impegnerà a favorire la riacquisizione delle quote di Hera in Marche Multiservizi invita Fano ad entrare in Marche Multiservizi, cioè di fatto invita Fano a privatizzare l’acqua. Incredibile. Ed aggiunge che Fano ha tariffe più alte di Pesaro, facendo balenare l’idea, totalmente falsa, che dove entra il privato le tariffe si abbassano. Invece è vero il contrario: Fano ha tariffe più alte (ma salvaguarda comunque le fasce sociali più deboli) perché fa investimenti nelle reti, in quantità e qualità, ben maggiori di Marche Multiservizi. Noi pertanto invitiamo la giunta a non entrare in Marche Multiservizi e semmai a valutare l’ipotesi di proporre di consorziare tutti i Comuni che vogliono rimanere totalmente pubblici, restando aperti all’ingresso di quei Comuni che, ora privatizzati, volessero uscire da Marche Multiservizi per tornare ad essere totalmente pubblici.
Non meno contraddittoria e debole è però la posizione del Sindaco Aguzzi il quale, appena eletto, dichiarò pubblicamente che personalmente era a favore della privatizzazione dell’acqua. Ma la campagna per l’acqua pubblica che Bene Comune avviò nel 2005, poi sostenuta da tante associazioni e forze politiche tra cui la stessa lista del Sindaco “La Tua Fano”, costrinse Aguzzi a malincuore a fare retromarcia. Così a malincuore che quando Bene Comune propose di modificare lo Statuto comunale per dichiarare l’acqua “bene comune privo di rilevanza economica”, quindi non privatizzabile, la maggioranza di Aguzzi votò contro impedendo di approvare un atto politico di grande rilevanza come hanno fatto in Italia centinaia di Comuni virtuosi. La maggioranza di Aguzzi votò contro persino ad una mozione di Bene Comune con la quale si chiedeva che il Comune utilizzasse acqua pubblica nelle sue strutture, arrivando quindi al paradosso per cui ASET fa giustamente campagna informativa e promozionale per l’uso dell’acqua pubblica e il Comune, che è proprietario di ASET, fa la politica opposta. Quanto poi al nucleare la maggioranza di Aguzzi pochi mesi fa votò contro ad una mozione di Bene Comune che dichiarava la volontà contraria del Comune di Fano alla costruzioni di centrali nucleari: ora più del 95% dei cittadini fanesi hanno detto che concordano con la mozione di Bene Comune e non con la posizione della maggioranza di Aguzzi.
Francamente né Ricci né Aguzzi hanno le carte in regola per appropriarsi dell’esito referendario: lo possono fare, invece, quei tantissimi cittadini, donne e uomini, giovani e anziani, credenti e diversamente credenti, appartenenti a forze politiche o ad associazioni o semplicemente cittadini che si sono ripresi in mano direttamente questioni così importanti come i beni comuni, l’energia e la legalità: davvero un bellissimo segnale.
Crediamo inoltre sia responsabilità civile e politica tesaurizzare tutto l’impegno espresso in questi mesi che ponendo al centro i principi di legalità e trasparenza, tutela ambientale e dei servizi, politiche energetiche si propone anche come un chiaro contenuto di programma locale. Bene Comune pertanto propone a tutti i movimenti associazioni che hanno condiviso l’impegno referendario di ritrovarsi per discutere ed affrontare la possibilità di creare un ampio movimento civico capace di proporsi come forza amministrativa della città. Un ampia forza civica capace di essere una proposta alternativa alla partitocrazia locale che già in più riprese anche in questa occasione ha tentato di mettere il cappello su una iniziativa che non li ha visti certamente protagonisti.
Carlo De Marchi, Presidente di Bene Comune
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