Sono
intervenuto come presidente di BC nel confronto che ha visto dibattere riguardo le modalità di erogazione dei fondi della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano e sulla possibilità da parte dei cittadini di intervenire a tal riguardo senza essere
considerati sovversivi e …. disturbatori della quiete pubblica. Inserisco i due aricoli inviati alla stampa e pubblicati, necessariamente lievemente decurtati, per una valutazione nella loro completezza.
16 dicembre 2011
In merito all’intervento dell’ing. Tombari in rsposta alcune dichiarazioni del Vescovo Trasarti, mi preme sottolineare che anche il sottoscritto in alcuni dibattiti consiliari aveva evidenziato la “favorevole predisposizione” della attuale dirigenza della Fondazione Carifano a privilegiare impegni e progetti con finalità immobiliare piuttosto che l’erogazione liberale ad enti ed associazioni di varia entità e natura. Il numero di tali iniziative comincia ad essere talmente lungo che farne l’elenco diventerebbe noioso. Sappiamo bene che tale possibilità è presente nello statuto della Fondazione,ma che ne diventi l’elemento caratterizzante, mi pare un po’ discutibile. In merito ai richiami di mons. Trasarti credo che possa, come padre della chiesa locale, di cui ha a cuore le sorti di tante realtà caritative e sociali, nonché della vita delle proprie parrocchie, che svolgono un grande impegno educativo e formativo , per non parlare dell’ampio patrimonio artistico e monumentale a cui deve porre cura, ma anche come singolo cittadino, possa interpellare il Presidente di una Fondazione che gestisce soldi “pubblici”, in quanto proventi di utili derivanti dal denaro depositato negli anni, in quell’ istituto di credito, dai “comuni” cittadini Fanesi e che per Statuto “deve “ essere erogato per iniziative sociali. E la scelta operativa di questo Consiglio non è la stessa che hanno avuto alcuni consigli precedenti, richiamarlo non è bacchettare alcuno.
Carlo De Marchi Presidente di Bene Comune
30 dicembre 2011
Mi domando perché il cittadino che chiede spiegazioni, che condivide è partecipa ad un dibattito, debba, da chi gestisce comunque una fetta di “autorità”, non voglio chiamarlo potere, debba essere stigmatizzato come “rompi……”, i toni son quelli. Porto il mio ultimo contributo al dibattito, che mi piacerebbe si ampliasse a più voci, su chi “ha osato”, chiedere spiegazioni ad una Istituzione che, di per se, dovrebbe invece recepire consigli da quella società civile, di strada la chiamerei, che il più delle volte non è resa partecipe delle grandi strategie della vita della città, a dire il vero da troppo tempo in mano ad un’oligarchia trasversale, che, come dicevo, potrebbe ascoltare le voci della città senza offendersi. Come potrei negare che le opere siano un bene per la collettività, a dire il vero avrei qualche obiezione per San Domenico, ma vorrei essere apprezzato per non aver affrontato nodi critici, ma la questione però è prettamente politica e riguarda appunto la partecipazione e la trasparenza che è lo specifico di una lista civica. Entrambe le questioni affrontano l’approccio dato dalla risposta a Sua Eccellenza il Vescovo ed in parte riproposta da Berardi e sostenuta da Ciarlantini: le cose le decidiamo noi e le vogliamo anche controllare. Potrebbe essere un concetto valido, se chiesto un parere, spero, ad uno specialista, la Fondazione decidesse l’acquisto di un apparecchio elettromedicale, ci mancherebbe, l’acquisto diretto è troppo importante, garantisce rapidità, prezzo equo e sicuramente un prodotto migliore. Lo stesso non me la sentirei di affermare delle numerose operazioni immobiliari di questi ultimi anni. Devo ammettere che tutte le volte che sono state presentate in Consiglio Comunale ho avanzato obiezioni, perché il terreno è comunale, perché poi la proprietà resta della Fondazione, perché il più delle volte si è dovuto accettare il regalo a scatola chiusa, già confezionato, mi sarebbe piaciuta in qualche passaggio, una maggiore compartecipazione pubblica. Sia chiaro, chi in qualche modo utilizza la struttura di San Lazzaro, mi sottolinea la qualità dell’immobile e dei suoi servizi, nessuno mette in dubbio questo, ma mi si deve spiegare, perché è un “peccato” intervenire nell’uso di risorse economiche che sono “ad uso pubblico” cioè …. Pubbliche.
Carlo de Marchi Presidente di Bene Comune
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