Bene comune auspica un approccio politico nuovo: uno sforzo di concertazione
L’Italia comincia ad essere toccata dalla crisi economica globale ed anche a livello locale si vedono i primi segnali. Difficoltà si sono già manifestate nei settori della cantieristica e dell’edilizia. Infatti è pressoché scomparsa la domanda di case e l’intero comparto è ora bloccato perché nessuno compra più niente. I costruttori hanno difficoltà a completare le iniziative intraprese e non pensano a costruire del nuovo.
La cantieristica, specialmente l’indotto dei grandi brand di lusso, è precipitata nella crisi.
Il mercato di questi due settori ora rifiuta quei lavoratori che aveva chiamato da altre regioni d’Italia o dai paesi europei ed extraeuropei. Rifiuta perché in questo momento non ne ha più bisogno. Ma il problema è che queste sono persone e la loro mobilità è scarsa e non possono tornare ai paesi d’origine dopo averli lasciati per un futuro migliore. Ora queste persone premono con i loro bisogni e necessità. E’ la crisi di un modello di sviluppo focalizzato sullo sviluppo industriale su cui siamo più presenti rispetto ad altre province d’Italia. Nel confronto, sono invece meno sviluppati i servizi del terziario, specie di quello avanzato, anche se esistono valide esperienze in alcuni settori di successo (pensare ad esempio ai servizi di ingegneria originati nel segmento petrolifero, snam/saipem).
Il modello di sviluppo realizzato è anche sbagliato perché non fornisce risposta a quei tanti diplomati e laureati che non trovano in zona risposta adeguata alla formazione raggiunta. I nostri giovani sempre più spesso partono per realtà terziarie italiane più dinamiche od addirittura all’estero.
La crisi acuisce queste contraddizioni. La risposta è obiettivamente complessa e va cercata con la fattiva collaborazione di tutti i potenziali attori del territorio (politici, economici, sociali). Vi è l’esigenza di un approccio nuovo, inedito per la città di Fano. Occorre uno sforzo sinergico, serve unire le forze per cercare la coesione, uno sforzo di concertazione. In questa direzione sembra muoversi Maurizio Tomassini, sociologo e presidente provinciale delle Acli, che recentemente è intervenuto sull’argomento proponendo un “tavolo di monitoraggio” sull’andamento occupazionale finalizzato poi alla individuazione di progetti di intervento. Un “tavolo”, aggiungiamo noi, che potrebbe portare ad interloquire con l’ente regione per concertare iniziative di sostegno.
Va detto che queste valutazioni non sono oggi patrimonio dell’amministrazione al governo della città che finora ha completamente disconosciuto queste problematiche.
A controbilanciare queste carenze ci ha provato la lista civica La Tua Fano, che ha proposto una più adeguata politica fiscale a partire dal prossimo bilancio comunale per famiglie ed imprese. Proposito condivisibile.
Ma un conto sono le parole ed un altro sono le azioni di governo. Si evidenzia una distanza tra i propositi della Tua Fano ed i comportamenti della giunta Aguzzi. Una giunta che ad esempio ha rigettato nel 2008 proposte fiscali a favore delle famiglie numerose proposte da Bene Comune.
Una giunta che nell’ultimo anno ha accumulato un avanzo di amministrazione di oltre 4 milioni di euro per difficoltà di completare le spese programmate nonostante corpose alienazioni di beni comunali.
Ci teniamo a dire che quel bilancio comunale è ancora oggi alimentato da una “tassazione mascherata” a danno dell’Aset e di conseguenza dei cittadini (intendiamo gli ormai noti 2,4 milioni di euro di canoni pagati da Aset al comune di Fano senza corrispettivo di un’attività svolta).
Abbiamo ascoltato il discorso di fine anno del sindaco, il suo voler costruire ponti. A noi sembrano buone dichiarazioni non accompagnate da reali proposte. Propagandistiche. Se invece sono reali, e lo auspichiamo, lo vedremo alla prova dei fatti. Ci aspettiamo uno sforzo di coesione tra forze politiche, sociali ed economiche. La crisi economica lo richiede. Conviene non perdere tempo.
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